Quel rissoso irascibile Lukaku di ferro ha giocato duro per far la grazia all'Inter. Ci ha provato seguendo gli insegnamenti del proprio allenatore: vai con la rissa. E si è scelto l'avversario più degno: uno sferragliare di sguardi, parole e mostrar di muscoli con Ibrahimovic. Due giganti da saloon del Far West. Prima si sono divisi un cartellino giallo a testa, poi è bastato un falletto fesso di Ibra per veder sventolare il sorriso del gigante e l'espulsione dello svedese. Il calcio, un derby deciso sul filo della rissa, ci ricorda l'ineffabile cinismo del pallone: ti illudo e ti deludo. Sei grande(Ibra che fa gol) ma sei piccolo (Ibra quando litiga). E l'altro ghigna: perché sembrava il replicante del Conte furioso ma non ha fatto la sua fine. Il calcio non è zuffa da strada, semmai è gioco e gol, magari un rigore deciso al Var. Lukaku ha vinto il derby dei bomber, non quello del fair play: prima si è disfatto dell'avversario più forte, poi ci ha pensato con il gol. Come un santo protettore ha graziato l'Inter. C'è grazia e grazia. È bastato il tempo di un pomeriggio per vederne due facce: dai gol nel derby a quella recapitata a Conte, che se l'è cavata con un buffetto dal giudice sportivo per quanto ha combinato nel duello con Maresca. È bastato andare a scusarsi nello spogliatoio dell'arbitro per ottenere il minimo dei danni.
Come insegna la sentenza rovesciata per Juve-Napoli, il calcio ha annunciato il liberi tutti. Ora servirebbe la grazia da Bc partners: al club servono soldi freschi per pagare i giocatori e una visione futura. Non è più tempo di belle parole e cattivi fatti che ingannano savi e matti.
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