Dumfries e difesa. L'Inter in 2D di Natale cala il settebello

Battuto anche il Torino, solo il Milan tiene il passo. Dopo l'ultima sosta 7 vittorie di fila. Segna l'olandese, poi il solito muro: 551' senza reti

Dumfries e difesa. L'Inter in 2D di Natale cala il settebello

Ancora Inter, stavolta di misura (1-0) e non senza fatica, ma ugualmente con merito rotondo, perché il Toro è avversario ostico, spigoloso, e si rivela il più impegnativo tra quelli affrontati dall'Inter nel mese che gli è valsa la fuga, persino più del Napoli, il primo dei 7 consecutivi a cadere dopo l'ultima sosta.

Juric è bravo, e si sa. La sua squadra è attenta, ordinata, aggressiva. Cade dopo mezz'ora, beffata da un contropiede nerazzurro da manuale. Pallone perso da Lukic e Sanabria al limite dell'area e catapulta interista innescata da Brozovic per Dzeko. Quando il bosniaco offre la caramella del gol a Dumfries, in area ci sono 6 giocatori dell'Inter, che aveva riconquistato palla appena una manciata di secondi prima. Bel colpo dell'olandese, l'ultimo arrivato, ma ormai a pieno titolo integrato nel gruppo campione: decisivo l'infortunio di Darmian, che gli ha permesso di giocare e sbagliare senza rischio di uscire e così a gennaio Inzaghi si ritroverà con un titolare in più. Prima e dopo il gol e fino all'intervallo, l'Inter ricama il solito calcio corale con cui sta dominando il campionato. Il pallone non viaggia mai troppo veloce ed è prematuro e soprattutto ingannevole farsi incantare da certi ritmi, ipotizzando che possano bastare per altri palcoscenici (leggi Liverpool) però per l'Italia basta e avanza.

Per l'ultimo appuntamento dell'anno solare, Inzaghi sceglie la squadra migliore possibile, con Vidal al posto dello squalificato Barella (prova tecnica di Champions). L'ex pupillo di Conte non incanta, non ha l'energia di Barella e il suo tiro, però è decisamente un altro giocatore rispetto alla scorsa stagione e l'esperienza lo aiuta a compensare quel che il l'età gli toglie (meno chilometri, ma fatti meglio).

Nel secondo tempo, la forbice dei valori in campo non si allarga e anzi è spesso il Torino a cercare di impensierire Handanovic, come quando Lukic lo costringe alla parata bassa su punizione dal limite, per tenere per la sesta volta consecutiva inviolata la porta nerazzurra (551'). Si ferma invece proprio contro il Toro, il filotto del Toro Martinez, a secco dopo 5 partite con gol, sostituito dal peperino Sanchez, uno che ha tanta voglia di cambiare aria, ma che quasi certamente ritroveremo anche a gennaio, perché con quel po' po' di contratto non troverà nessuno disposto a prenderlo.

Inzaghi dimostra un'altra volta di essere bravo, quando capisce che con l'aria che tira (e la gelida serata milanese c'entra nulla) è importante saper gestire, ché non è necessario fare ogni volta grappoli di gol (sono 104 nel 2021 italiano) e perciò accetta lo scontro a metà campo con Juric, irrobustisce presto il reparto con

Vecino e poi con Sensi e non fa nulla per alzare i ritmi della sfida, che si spegne col palo esterno di Sanchez in contropiede e i vani sforzi di un Toro senza corna, cui servirebbe il vero Belotti per essere da zona Europa.

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