Il detto è orientale e le azzurre dello short track lo hanno messo in pratica proprio in Corea del Sud: «Attendere sulla riva il nemico che passa» su quel fiume che, per l'occasione, era la patinoire ghiacciata della pista corta. In una delle gare più affollate e confuse dei Giochi, i 3mila metri della staffetta azzurra si sono trasformati, in (nemmeno) pochi minuti, da bronzo in un argento «che vale oro», come ha sottolineato capitan Fontana, al suo settimo sigillo olimpico, il secondo a PyeongChang 2018, dopo l'oro nei 500 metri. Ventisette giri, un cambio ogni 150, quattro squadre in finale e, quindi, il 75% di possibilità di mettersi al collo una medaglia. In mezzo un vortice, quasi da mal di mare, dove le atlete che aspettano o danno il cambio continuano a roteare nel claustrofobico rink da 111 metri. Martina Valcepina scatta: saltare i 1500 per riposarsi è stato giusto. Cecilia Maffei, eterna riserva, difende; Lucia Peretti resiste e prova a risalire in terza posizione. Poi c'è Ary: tutte granitiche, tornano ultime. Come da ordini di scuderia: aspettare che a scatenare l'inferno siano le altre. Le azzurre evitano la mischia e il nervosismo con saggezza. A sei giri dal traguardo inizia la bagarre e scatta una carambola che nemmeno i ralenty riusciranno a lungo a chiarire. Peretti salta al volo chi cade, il Canada viene squalificato, vince la Corea (4'4222) seguita dalla Cina. Saremmo terze, ma la gioia sui volti non c'è: qualcos'altro è successo, ma anche alle ragazze non è chiaro. «Con tutti quei contatti ci aspettavamo che anche un altro team fosse penalizzato». Et voilà: la Cina è squalificata. Prima sembrava che la colpa fosse un no touch: un passaggio di testimone un poco disinvolto, senza la più classica spintarella. Poi - Var, dopo moviola - prende corpo limpeding nei confronti della Corea con una manina che si allunga sulla Choi, ostacolandola.
L'Italia è promossa d'argento, mentre il bronzo va all'Olanda che non era nemmeno in finale A, ma nella B, dove ha fatto però - colmo dell'ironia - il nuovo record del mondo (4'3472). Tutto anche grazie ad una stratosferica Jorien Ter Mors: lei gareggia sia su pista lunga sia nello short track. È una Ester Ledecka dei pattini, anzi, fa pure meglio della snowboarder che ha vinto il superg alpino: era già oro nei 1000 m pista lunga ed ora si prende un bronzo di squadra nello short track.
Record e polivalenza a parte, l'attesa dopo la gara è lunga, l'ansia si taglia con lame nemmeno troppo affilate. Le azzurre si appoggiano alla balaustra: Valcepina si lascia andare sui materassi. Quando spunta il verdetto, pronto spunta anche il tricolore di cui Arianna è sacerdotessa e garante. Le ragazze in coro alternano dubbi e sorrisi: «Che gara! Rivedremo i video, ma abbiamo corso come avevamo stabilito», dicono all'unisono, «e l'Olanda l'avevamo battuta in semifinale», precisa Fontana che aggiunge: «Volevamo finire in piedi è lo abbiamo fatto».
Domani c'è un'altra finale: è quella dei 1000 metri (diretta tv dalle 11). In pista, eliminata Cynthia Mascitto, solo il nostro treno espresso di Valtellina. Fontana sarà stanca o ancora più motivata? Per Ary sarebbe l'unica medaglia olimpica che manca. Perché non provarci?
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