Sapevamo perfettamente che sarebbe stato difficile, anche perché i tempi erano lì da vedere e li avevamo visti molto bene. Difficile colmare un gap di oltre un secondo, difatti nella finale il divario si dilata a quasi due. Ci abbiamo provato, con tutte le nostre forse, ben sapendo che siamo sulla strada giusta, verso Parigi 2024.
È Francesco Lamon a lanciare il trenino, come sempre: chi meglio di lui? Difatti nel primo chilometro li spaventiamo, con un buonissimo 1'01 001. E poi Manlio Moro (preferito a Simone Consonni). E poi Jonathan Milan. E poi lui, Filippo Ganna. Sono sempre loro i quattro ragazzi d'oro della pista italiana, gli olimpionici che a Izu nel 2021 hanno fatto tornare d'oro il quartetto dopo 61 anni. I primatisti del mondo (3'42032), i ragazzi di riferimento di una specialità che è ricerca e applicazione.
Sulla pista in pino siberiano di 250 metri a Glasgow, disegnata da Ralph Schuermann, in questi primi super-Mondiali della storia, loro i fab four azzurri, erano tra gli osservati speciali e anche ieri si sono fatti osservare dal mondo intero. In una arena caldissima, tenuta costantemente intorno ai 28 gradi (caldo uguale aria meno densa, quindi bici più scorrevoli), i ragazzi di Marco Villa hanno sfidato i rivali di sempre, i danesi battuti a Tokio2020: Niklas Larsen, Carl-Frederik Befort, Lasse Leth e Rasmus Pedersen.
I nostri ragazzi nelle qualificazioni avevano superato il turno con il 3° tempo (3'50408), e hanno conquistato l'accesso alla finale dopo aver superato in semifinale la Nuova Zelanda con un ben più confortate 3'46 855 (i neozelandesi ieri hanno nettamente battuto l'Australia per il bronzo, ndr). Dopo un chilometro d'autore, i danesi hanno però preso il sopravvento e da quel momento in poi non c'è stata più partita. Una vittoria netta e convincente (3'45161), che proietta la Danimarca sul grandino più alto del podio: campioni del mondo, per la terza volta nella loro storia. Per i nostri ragazzi un non esaltante 3'47396.
I fab four si sono nuovamente affidati ai loro cavalli alati, che per l'occasione avevano le sembianze di quattro bolidi made in Italy, costruite nelle officine della Pinarello. Bolide HR si chiamano le bici che anche ieri sera i ragazzi di Marco Villa hanno utilizzato e che sono state omologate qualche giorno fa dalla commissione materiali dell'Uci, per essere utilizzate anche ai Giochi di Parigi il prossimo anno.
Telaio in titanio per tutti (per Milan in carbonio): asimmetrico con la scatola del movimento centrale più larga.
Manubrio stampato in titanio 3D, guarnitura Miche con misuratore di potenza Srm integrato. Le ruote Campagnolo Ghibli, lenticolari. Coperture tubeless per sezioni di 25 gonfiati a 8 bar. Il prezzo delle sole ruote è di 7.000 euro (coppia). Il costo della bici? Attorno ai 75.000 euro.
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