Dodici mesi di squalifica, 5 dei quali commutati in prescrizioni alternative e una ammenda di 12.500 euro per la violazione dell'articolo 24 del Cgs (Codice giustizia sportiva) che vieta ai calciatori di effettuare scommesse su eventi organizzati da Figc, Uefa e Fifa». Difficilmente il patteggiamento poteva andare meglio per l'«imputato» Nicolò Fagioli autodenunciatosi alla procura sportiva dopo aver saputo di essere stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura della Repubblica di Torino con l'accusa di aver «piazzato scommesse su piattaforme illegali».
Sul termine «squalifica» non ci sono dubbi: per sette mesi Fagioli non potrà scendere in campo; ma cosa si intende per «prescrizioni alternative»?
I termini esatti dell'accordo raggiunto tra il calciatore e la procura federale prevedono che il calciatore «partecipi a un piano terapeutico della durata minima di 6 mesi e ad un ciclo di almeno 10 incontri pubblici, da svolgersi nell'arco di 5 mesi, presso associazioni sportive dilettantistiche, centri federali territoriali, centri per il recupero dalla dipendenza dal gioco d'azzardo, e comunque secondo le indicazioni e il programma proposti dalla Figc». Questa degli «incontri pubblici» non è una novità da poco: è la prima volta infatti che la giustizia sportiva ricorre alla formula della restorative justice. Tematizzata alla fine degli anni '80, la «giustizia riparativa» (o «rigenerativa») - nata per essere applicata prevalentemente in ambito penale - non era mai stata usata prima d'ora in un contesto di giurisprudenza sportiva.
E chissà se questa linea sarà applicata anche per Sandro Tonali, centrocampista del Newcastle, che ieri ha spiegato la sua posizione in procura a Torino. La pm a gli contesta il reato di «esercizio abusivo di gioco o scommesse» e tra le contestazioni figurerebbero anche puntate su partite di calcio. A fare il suo nome era stato il compagno di nazionale Nicolò Fagioli («È lui che mi ha invitato»). Al termine dell'interrogatorio, per evitargli l'incontro con i giornalisti, Tonali è stato accompagnato verso l'uscita lungo un camminamento sulle terrazze alla sommità dell'edificio. L'agente di Tonali, Giuseppe Riso, ha sottolineato: «Sandro ha risposto. È un po' scosso. Contro la ludopatia sta giocando la partita più importante. La sua esperienza servirà a salvare la vita a tanti ragazzi».
Intanto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, sembra aver scelto la strategia del «bastone e carota»: «Questi ragazzi non possono diventare carne da macello. Nel nostro Paese la ludopatia è una piaga sociale, ma non è un problema solo del calcio italiano. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità. Chi ha sbagliato sarà punito». Fin qui il Gravina severo. Poi c'è quello «buonista»: «Vi garantisco che tutti quelli che chiederanno aiuto saranno aiutati, non li abbandoneremo. Una Federazione non deve solo punire ma anche accompagnare questi ragazzi in un processo di guarigione».
Infine una denuncia condivisibile: «E c'è una contraddizione: da una
parte lo Stato guadagna circa 16 miliardi di euro dal gioco d'azzardo, mentre noi ci troviamo a dover convincere i giovani a non giocare». Come dire, sul rischio ludopatia (più o meno patologica) lo Stato ci guadagna eccome.
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