Favola di nome Nadia Dalla sedia a rotelle all'argento in discesa

Dopo i molti infortuni e un problema al cuore la maggiore delle Fanchini fa la gara della vita

Favola di nome Nadia Dalla sedia a rotelle all'argento in discesa

Schladming - Ci sono medaglie che hanno un gusto particolare e quella d'argento vinta ieri da Nadia Fanchini è dolcissima, non tanto perché inattesa, quanto perché cinque giorni fa, dopo il superG, Nadia piangeva dicendo che non ce la faceva più ad andare avanti così, a faticare per entrare nelle venti lei che un tempo era stata fra le prime al mondo: sentiva di non avere più speranze.
Ma la vita è davvero incredibile e sorprendente, regala occasioni che uno deve saper cogliere, per farlo però bisogna provarci e crederci sempre, non mollare mai. Nadia in questo eccelle, altro che argento, per lei oro tutta la vita! Se non fosse stata una dura chissà dove sarebbe ora, dopo le prove che ha dovuto superare. Non sarebbe certo lì, sul podio rotante di Schladming, il sorriso quasi incredulo. La sua gara è stata un inno alla conduzione delle curve, come le ha tirate lei nessuna, del resto non scopriamo certo oggi la bravura sugli sci di Nadia Fanchini, pluricampionessa mondiale a livello juniores, nove podi in coppa del mondo fra il 2006 e il 2010, medaglia di bronzo in discesa ai Mondiali del 2009, un anno prima del crac devastante di St. Moritz, due ginocchia distrutte in un colpo solo proprio alla vigilia dell'Olimpiade. Un anno di stop, il rientro come apripista a Cortina e crac, un altro infortunio al ginocchio sinistro, un'altra operazione, da un tunnel all'altro senza nemmeno vedere la luce. Ci ha messo due anni a tornare, passando dal gigante è arrivata gradualmente alla velocità e allora giù il cappello davanti a questa piccola grande donna baciata dal talento, ma perseguitata dalla sfortuna, che le ha sempre presentato il conto sotto forma di infortuni e problemi vari di salute, come quell'aritmia cardiaca che nel 2007 e poi ancora nel 2008 le negò l'idoneità del Coni.

«È un sogno, e non ditemi che avrei potuto vincere, per me questa è come una vittoria, è la mia rinascita, chiamatela come volete, ma è un'impresa!». Il bello è che alla vigilia, dopo l'argento di Paris, Nadia aveva detto a tutti che anche dalla discesa femminile sarebbe sicuramente arrivata una medaglia: «Pensavo alla Merighetti, alla Goggia, a mia sorella Elena anche, ma non certo a me!». Con Sofia e Dada fuori gioco per errori, eccola Elena, la sorella di un anno maggiore, altro super talento frenato dagli infortuni e da un fisico non proprio aitante, eccola all'arrivo dopo la sua gara chiusa al 9° posto: «Per l'emozione non credevo di poter scendere, ho dovuto ricorrere allo psicologo in partenza... Non potete capire cosa provassi sapendo Nadia sul podio, dopo tutto quel che aveva passato, la sedia a rotelle per mesi, il recupero che non finiva mai, le sofferenze… Peccato solo non avere avuto anch'io uno dei primi numeri, magari ora di Fanchini sul podio ce ne sarebbero due!».

Già. Nadia aveva il due ieri e la gara ha preso subito la piega giusta per lei, con tre fra le prime nove finite nelle reti a causare lunghi stop, a innervosire chi stava ancora al via. Alcune favorite, ad esempio Tina Maze, sbagliano dove non devono e Nadia è sempre là davanti, con sua maestà Maria Riesch staccata di oltre mezzo secondo. Sembrava fatta quando con il 22 è scesa Marion Rolland, due podi in carriera ottenuti proprio qui, alle finali di coppa dello scorso anno. La francese azzecca la gara della vita, chiude davanti per 16/100, Nadia la applaude e passa ai ringraziamenti.

Ne ha per tutti, non dimentica nessuno dei tecnici o dei medici che l'hanno aiutata a non mollare. Un grazie specialissimo va a Devid Salvadori, l'allenatore di sempre che da un po' è anche il suo fidanzato. La vita ricomincia, la vita è bella.

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