«Dal mi girano» di Monza al «sono cose che succedono» del dopo Suzuka ci sta in mezzo il mondo. Un mondo fatto di un titolo perso, di piloti suicidi al via e collettori e candele e altre cose rotte o controllate poco. Il presidente Marchionne a stelle e strisce che ieri ha parlato da New York sembra avere in comune con quello tricolore del Gp d'Italia solo il maglione. Parole rotonde anziché angolari, morbide invece che dure, molte carote, pochi bastoni e quei pochi di legno leggero. «Non parlo di sfortuna perché non ci credo, sono cose che succedono a tutti, specialmente in gara» ha detto a Class CnBc. «La cosa importante è non perdere la fiducia che ci ha portato fin qui».
Stress, racconti e voci di gente che lavora tesa nel box e in fabbrica, e stanchezza. Forse è stata soprattutto quest'ultima la parola magica, pronunciata da Seb Vettel, a spingere il presidente ad accarezzare anziché fustigare. Umanità di fronte a errori umani. Perché questo è: se la Ferrari sta dicendo addio al mondiale è, sì, per manicotti e candele e sciocchezze, ma soprattutto per gravi errori umani: se Vettel non avesse fatto la partenza che ha fatto a Singapore, se Raikkonen non avesse pensato ai casi suoi, se qualcuno avesse detto a entrambi «guai se vi azzardate a prendere inutili rischi...», i tecnici Ferrari non avrebbero poi dovuto spingere all'estremo prendendo rischi per far recuperare punti e speranze. Marchionne infatti dice: «La stagione non è persa... la macchina ha fatto passi avanti enormi. Senza fare l'arrogante, credo sia sullo stesso livello, se non superiore, alla Mercedes... sono contentissimo di quanto fatto dalla squadra». E qui esagera un po', però tra le righe c'è nascosto un applauso di cui si intuiscono i destinatari: il gruppo di ingegneri capitanato da Mattia Binotto che ha partorito questa monoposto. Certo, conclude, «dà veramente fastidio con macchine da milioni se un componente da 59 euro fa saltare una gara...
va rinnovato l'impegno nella qualità della componentistica in F1. È un problema che probabilmente abbiamo ignorato nel tempo ma l'aggiusteremo». E anche qui sono chiari i destinatari. Bastone e carota. Più carota, però. Inaspettatamente.
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