Rimonta? Sì. Epocale? No. Nei gran premi, soprattutto al via, soprattutto se si scatta ultimi, ci sono molti birilli da evitare e quindi parecchi rischi da correre. Tutto vero. Però non possiamo nasconderci che al momento in F1 le macchine in lotta per la vittoria siano sei e tutte con prestazioni decisamente superiori al resto della griglia. Per cui, scattando dal fondo, l'impresa è soprattutto quella di evitare ostacoli e andare a podio, non arrivarci a ridosso. Il quarto posto di Vettel è dunque bella cosa ma non abbastanza per parlare di gara epocale e spellarsi le mani. Tanto più se poi, nel giro d'onore, si distrugge l'auto. Semmai, l'applauso insistito e le mani arrossate, che poi fanno anche pendant con la Rossa, vanno invece alla forza d'animo del team Ferrari. Seb compreso per quanto gli compete, ci mancherebbe, ma insieme con tutti gli altri. Perché quando una squadra diventa epicentro di molte sfortune come la Ferrari di queste settimane (anche se gli ultimi guai tecnici non sono solo figli della iella e di pezzi difettati, ma di rischi tecnici consciamente assunti), il morale cola a picco e con esso le prestazioni. Invece non è successo e in gara la SF70H si è rivelata l'auto più veloce in pista. Segno che senza sventure le Red Bull avrebbero avuto vita durissima e le Mercedes non avrebbero toccato palla. Se non altro, una delle due bibite si è rivelata stavolta alleata della Rossa, togliendo punti preziosi a Lewis, benché vedere le creature di Newey così veloci alimenti pensieri e preoccupazioni in vista del finale di campionato.
Chi non aveva, non ha e non avrà pensieri, è proprio Max Verstappen. L'olandese ha cucinato la torta vincente per il suo ventesimo compleanno con il bel sorpasso su Hamilton che, è utile sottolinearlo visto che lo dirà lo stesso Lewis, ha evitato di prendere rischi come invece aveva fatto il tedesco della Ferrari due domeniche fa a Singapore. Per l'inglese sette punti persi con il secondo posto e però sei guadagnati nel mondiale sulla Rossa e Vettel. La gara si potrebbe serenamente riassumere in queste poche righe se non ci fossero un prologo e un epilogo entrambi illuminanti sull'attuale condizione dei maranelliani. Prologo: Kimi Raikkonen non partito per guai che si preannunciano simili a quelli che avevano bloccato Vettel in Q1. Per cui questioni di manicotti difettati e compressori ko. Con lui davanti, Seb e il Cavallino avrebbero avuto un prezioso alleato, almeno sulla carta. Quanto all'epilogo: l'auto scontro Seb-Stroll nel giro d'onore, a gara finita. Quando l'adrenalina è passata da 20mila a zero come la lancetta di un motore rotto e i due non si sono capiti e mezza Rossa, in piena zona cambio, è stata divelta dalla Williams. Cambio ora rispedito a Maranello sperando che non sia da sostituire, altrimenti in Giappone Hamilton aprirà un altro regalo con dentro cinque posti in meno al via per la Ferrari.
Sabato il team principal Arrivabene aveva detto di non credere alla sfortuna. Ieri qualcosa nelle sue convinzioni dev'essersi incrinato. «È stato il Gp più difficile dell'anno - ha detto - e la squadra ha lavorato senza mai perdere la concentrazione con uno sforzo eccezionale. Un motivo in più per crederci: abbiamo vetture, uomini, mezzi e lo spirito per lottare fino in fondo». Vero. Ma vero anche che alcuni mezzi è meglio che non si rivelino difettati e alcuni uomini non sbaglino o siano troppo nervosi. Giusto per rendere l'idea, Seb ieri ne ha avuto per tutti tranne che per se stesso. Per esempio Ricciardo, reo di aver difeso con durezza il 3° posto: «Gli è andata bene ma la prossima volta... ho smesso di attaccarlo per preservare gomme e risparmiare benzina».
Per esempio Alonso, reo di averlo rallentato: «E pensare che si definisce un fan del Cavallino. Non mi è parso». Per esempio Stroll, reo di aver fatto autoscontro con lui nel giro d'onore: «Non credo stesse guardando». Bella rimonta, dunque. Non epocale.
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