Cortina d'Ampezzo. Partiti. Ma non come si sperava, proprio no. I superG che ai Mondiali di due anni fa avevano regalato due medaglie all'Italia, oro Paris e argento Goggia, si sono archiviati con un quinto e un decimo posto. L'entusiasmo per essere finalmente riusciti a far scattare il cronometro di questo mondiale italiano, medaglia d'oro a chi ha lavorato giorno e notte per preparare le piste, si è ammosciato nel giro di poche ore. Smaltita la delusione per la gara femminile (Brignone la migliore, decima), per oltre mezz'ora Dominik Paris ha illuso di aver ritrovato il podio in superG alle spalle del favorito Kriechmayr e del divino Pinturault. Ma prima il redivivo austro-tedesco Romed Baumann (secondo a 35 anni), poi lo sconosciuto canadese Seeger (4°) lo hanno fatto scivolare in quinta posizione. Buona per dargli fiducia in vista della discesa di domenica (oggi cominciano le prove), ma inutile in un evento dove contano solo i primi tre.
Girare pagina, questa la parola d'ordine per la truppa rientrata in hotel con il morale sotto gli scarponi, consapevole che domani è un altro giorno e che servirà ritrovare al più presto la fiducia e la velocità mancate nella prima battaglia. Chi fosse interessato a una rapida analisi tecnica sappia che Dominik Paris ha perso il podio nel tratto finale, dove servivano peso e scorrevolezza (l'ipotesi più probabile è che abbia preso vento in faccia); che Federica Brignone ha beccato un secondo e nove centesimi per via di una sciata poco fluida da cima a fondo (tutto parte dalla testa, uno non disimpara a sciare nel giro di qualche mese, ma se non sei sciolto gli sci non corrono); che Marta Bassino (11° posto finale) ha sciato alla pari con la vincitrice Lara Gut-Behrami per un minuto di gara, peccato che nei primi venticinque secondi senza difficoltà si sia presa un distacco assurdo; infine, che Christof Innerhofer, quarto e quinto negli ultimi due superG di Coppa, ha perso l'appoggio sui bastoni in partenza e ha continuato non trovando mai quelli giusti sugli sci. Morale: 23° tempo e gara da dimenticare al più presto.
Passiamo ai sorrisi, quelli di Vincent Kriechmayr e Lara Gut-Behrami, imbattuti in superG in questo 2021. Erano i favoriti, non hanno sbagliato nulla o quasi, si sono presi un oro che mancava a entrambi, ma che a Lara, svizzera ticinese con madre italiana e marito calciatore del Genoa, non cambierà la vita, perché, come ha detto lei, «sono due le cose che possono cambiare la vita a un atleta: un infortunio e i momenti difficili che prima o poi tutti attraversano in carriera». Lara ne sa qualcosa: dopo aver vinto la coppa del mondo generale nel 2016, nel 2017 si è rotta i legamenti del ginocchio e per due anni ha faticato a ritrovare i risultati e soprattutto la sciata del passato.
Ora pare imbattibile, quella di ieri è la sua quinta vittoria consecutiva in superG, ma nelle due precedenti stagioni era salita solo tre volte sul podio e mai sul gradino più alto. Ieri per 34/100 ha fatto meglio della connazionale Corinne Suter e per 47 di Mikaela Shiffrin, che senza un errore nel finale avrebbe cambiato storia alla gara.
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