L'inno nazionale è un cosa seria. È un componimento solenne, esalta i valori ideali di un popolo. Può essere stato composto e musicato da autori noti, come il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e Michele Novaro o da autori sconosciuti come God save the King (ante, the Queen). Entrambi gli inni sono stati brutalizzati nello spettacolino che ha preceduto il calcio d'inizio di Italia-Inghilterra. Tralascio i fischi ignoranti del meraviglioso popolo del Maradona e l'ignobile drappo dei tifosi inglesi sulla morte di Diego, ma vengo alla scelta degli organizzatori (la Federcalcio) di affidare l'interpretazione ad artisti locali, dunque Gigi D'Alessio e Clementino per Fratelli d'Italia e l'inedita napoletana emigrata a New York, forse senza passare da Londra, Ellynora, una delle mille reduci di Amici e finalista di Una voce per San Marino, la quale ha praticamente distrutto l'inno del regno unito, tra lo sbalordimento dei calciatori di Southgate. La versione del duo italiano è stata in linea con il cabaret, D'Alessio e Clementino, invitati all'evento dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, hanno rappato il nostro inno rendendone il testo e la musica come una esibizione da festa di matrimonio, concludendo il canto con un «SI'» che non risulta affatto nello scritto del Mameli. A completamento ecco il comunicato federale: «La Figc inaugura un nuovo approccio in occasione delle partite della nazionale, in linea con l'evoluzione dell'intrattenimento sportivo». Bene: probabilmente, domenica sera a Malta, l'inno italiano potrebbe essere cantato da Karhys, al secolo Carmine Chirico, artista di padre calabrese e di madre maltese.
In futuro avremo Alessandro Aleotti in arte J-Ax a San Siro, Manuel Franco Rocati in arte Rosa Chemical all'Allianz di Torino e Flavio Bruno Pardini detto Gazzelle all'Olimpico di Roma. I famigliari di Mameli-Novaro sono stati avvisati. W la Figc.
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