Ferrari rompe gli indugi e presenta alla Federazione Internazionale dell’Automobile, un’istanza di revisione in merito ai fatti dello scorso Gran Premio del Canada.
La decisione presa dai commissari di gara (tra cui il connazionale Emanuele Pirro) non è andata giù alla scuderia di Maranello, a Vettel e ai molti tifosi della Rossa, letteralmente imbufaliti per una scelta quantomeno opinabile.
Le strade possibili per la Ferrari erano due: una prima, riguardante la possibilità di ricorrere in appello, la seconda di chiedere la revisione della pena facendo riferimento all’Articolo 14.1.1 del Codice Sportivo Internazionale della FIA.
Per questa opzione, le tempistiche erano di 14 giorni massimi dall’episodio e viene concessa nel momento in cui emerga un “significativo e rilevante nuovo elemento” non disponibile al momento della competizione. A mettere la parola “fine” in merito sarà una commissione di steward nominata dalla FIA che, visto l’imminente Gran Premio della Francia, potrebbe coincidere con quella chiamata per l’occasione.
Discutendo della strada scelta da parte di Maranello, è impossibile non fare riferimento all’ing. Laurent Mekies: il tecnico è entrato in Ferrari lo scorso anno, dopo un passato in FIA dal 2014 al 2017. Mekies era vicedirettore di gara della Formula 1, secondo in pratica solo a Charlie Whiting: sicuramente la persona più competente in quanto a regolamenti.
La scelta di Mattia Binotto e della Ferrari di non ricorrere in appello subito sulla scia emotiva, potrebbe essere stata suggerita da chi, di norme, ne ha fatto una professione in passato.
A supportare la tesi di Maranello, dovrebbero esserci tendenzialmente quattro indizi: le prove del GPS sul rientro in pista, giudicato erroneamente insicuro. I precedenti, tra cui la bagarre tra Hamilton e Ricciardo a Monaco del 2016 considerata regolare. Il vantaggio: Vettel ha perso circa 1.7 secondi nella sua deviazione sull’erba, rendendo quindi assolutamente inutile anzi svantaggiosa, questa deviazione sull’erba.
Infine il comportamento di Hamilton: dall’analisi dei giri precedenti, la normale traiettoria di gara del pilota inglese sarebbe sovrapponibile a quella fatta durante l’incidente incriminato. Questo non avrebbe quindi portato Hamilton a correzioni o particolari forzature del pilota Mercedes fuori pista: il campione non era in una posizione estrema o forzata da Vettel, come asserito dagli steward, ma percorreva quella che era la sua normale traiettoria di gara.
Tutte queste precisazioni che dovrebbero essere portate dalla Ferrari, fanno riferimento al
Regolamento Sportivo, Articolo 27 punti 3 e 4, e all’Appendice L dell’ISC: nei prossimi giorni vedremo se sarà possibile mettere la parola FINE su uno dei Gran Premi virtualmente più lunghi che la storia della Formula 1 ricordi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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