"Forza Goggia e Brignone potete vincere 3 medaglie"

Mondiali al via domani a Saalbach: "Sofia e Fede sono più mature e persone migliori. E gli uomini stanno crescendo"

"Forza Goggia e Brignone potete vincere 3 medaglie"
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Campionessa, scrittrice, stilista o semplicemente Deborah, Una ragazza di montagna, come il suo primo libro.

Deborah Compagnoni, come dobbiamo chiamarla?

«Scrittrice, proprio no!».

In effetti, una volta le chiesi perché non avesse ancora scritto un libro. Mi rispose: «A chi interesserebbe?». Ha cambiato idea?

«Mi è sempre mancato il coraggio. In pista ne avevo per buttarmi giù, però, anche nello sci, non ho mai pensato di essere brava abbastanza. Poi, con l'età sono migliorata e ho provato a realizzare i miei sogni».

Questo libro è un invito a vivere bene l'infanzia: i suoi figli sono ormai grandi. Con le nipotine è cambiata?

«I trucchi di mamma funzionano ancora. La mia figlia più giovane ha 18 anni, la nipote più grande 7: passerebbe una generazione, ma non vedo molta differenza. L'eccesso di tecnologia tieni i bimbi incollati a video e social. Però basta trovare il tempo, aprire un gioco in scatola e, come per magia, cominciano ad ascoltarti e appoggiano il cellulare. Io sono stata fortunata: la mia infanzia mi ha reso ciò che sono. Volevo fissare questi momenti fatti di semplicità e curiosità».

Faccia un po' la zia anche degli azzurri: consigli per i Mondiali?

«Al netto della pressione e dei giornalisti, pensare che non c'è nulla da perdere: in Coppa, invece, può capitare di dover fare i conti e scegliere di arrivare in fondo per non sprecare punti».

Pronostici?

«Vedo meglio anche gli uomini, grazie agli ultimi due podi, in gigante e slalom».

Marta Bassino è in crisi?

«Marta, sulla pista di Saalbach, può fare bene. Ora che sembra amare meno il ghiaccio, troverà un tracciato non estremo come sempre ai Mondiali dove ci sono anche nazioni minori. È campionessa uscente di superG, ha già vinto in discesa. Sta affrontando quel momento in cui ti senti paradossalmente meno forte proprio nella disciplina che ti ha dato di più. Poi la ruota gira».

Valanga Brignone e Goggia: divise da 1/100 in gara e diverse anni luce nella vita. Fede è una «ragazza di montagna» come lei; Sofi le somiglia, invece, nel superare gravi infortuni. Compagnoni è la sintesi di entrambe?

«Bell'analisi ma sono parole vostre! Io direi un'altra cosa: mi sembrano entrambe più mature, migliori anche come persone. Sofia è stata bravissima a risollevarsi sempre. Ha rivinto subito, ha fatto un balzo a livello tecnico e negli equilibri. Ora mi piace molto anche nelle interviste. Federica ha fatto un ottimo lavoro sulla scorrevolezza: infatti vince anche in discesa. Inoltre gestisce meglio alti e bassi. Quando diceva: Mollo tutto!, era il suo modo di ripartire. Secondo me possono vincere tre medaglie. E intendo tre a testa!».

Vonn ed Hirscher: approva questi ritorni?

«Ognuno ha diritto di rincorrere i suoi sogni. Mi spiace per Hirscher: tornare al top nelle discipline tecniche era più arduo. Soprattutto in slalom dove si è, poi, fatto subito male. Forse in gigante avrebbe detto ancora la sua. Vonn ha vinto sul dolore: si vede che sta bene e che resta la più vincente nelle gare veloci. Non rischia: dosa. Se si diverte, perché no?».

Sicurezza: tanti incidenti in pista e anche in allenamento, con la tragedia di Matilde Lorenzi. Solo fatalità?

«La vera sicurezza non sono reti o vie di fuga in più, ma bisogna ridurre la velocità: in superG si raggiungono 130-140 km orari, senza far le prove! Ancor più delicato è analizzare il caso terribile di Matilde: a livello giovani ed allenamento bisogna creare condizioni chiare. Ai miei tempi ci si allenava su quegli stessi pendii, ma non c'erano tracciati così fitti. Non solo non è sicuro, non ti alleni nemmeno bene».

Airbag dopo oltre un decennio di prove diventa obbligatorio, con possibilità di farsi esonerare: non è un controsenso?

«È sempre questione di regole univoche: in Coppa ad un atleta di gare veloci viene dato, non deve spendere per averlo né preoccuparsi di manutenzione o revisione. Nelle categorie giovanili, invece, il costo ricadrebbe, come per tante cose, su atleti e famiglie. Se diciamo che è utile, devono poterlo avere tutti».

In due anni la sua capsule di abbigliamento Altavia è cresciuta: ora ci sono anche gli sci.

«Ho accettato l'assist che Ovs e la mia manager Giulia Mancini, mi hanno dato. I capi che sognavo hanno prezzo accessibile, carattere tecnico e uno stile che mi rispecchia. Lo sci, invece, è una edizione limitata che Dynastar, mio storico brand, mi ha fatto disegnare. Ci ho scritto sopra il mio mondo, un po' come per il libro: con serigrafie che, fra aquile e scoiattoli, ricordano Valtellina e Dolomiti».

Ai Giochi 2026 come se la gioca?

«Raccontando, da ambassador, la mia terra e la

mia neve, sia la Valtellina con Livigno e Bormio dove sono cresciuta vivendo a Santa Caterina, sia Cortina che ha un posto speciale nelle mie gare da atlete prima e nelle mie fatiche di mamma poi. Insomma gioco in casa!».

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