C'è mano e mano. Francia Irlanda fa tornare alla mente il rififì di Thierry Henry, maledetta fu la sua furbata che rimise in piedi la Francia e rispedì a casa i sogni della nazionale di Gianni Trapattoni. Furono ore di rabbia e di polemiche, a quel francese non venne perdonato l'atto truffaldino, non era giusto, non era lecito, l'Irlanda era tutti noi, Trapattoni la bandiera tricolore piantata a Dublino. Ma Henry fece quello che era necessario per passare alla cronaca non alla storia. Alla storia, invece, è passata la ladrata di Maradona, addirittura celebrata da fior di giornali e di giornalisti, un atto illecito e illegale, una maradonata come altre del peuliso argentino che qualunque cosa faccia trova sempre uno, due, mille cortigiani se non complici all'agiografia.
Thierry Henry si porta appresso la mano non de Dieu ma di un comune mariuolo, così vanno le cose di un certo football e di un certo giornalismo. La nuova Francia sta cercando una verginità che si è smarrita tra gli Henry e gli Zidane ormai eroi del passato prossimo, come Michel Platini del passato remoto. Oggi Platini non andrà allo stadio e continuerà ad assistere dalla sua dimora al torneo che lui ha voluto.
La Francia di Pogba e di Payet non può sbagliare, non deve, sarebbe come se il Brasile perdesse il mondiale in casa. Cosa che infatti è avvenuta. Trentadue anni fa fu proprio Platini ad alzare al cielo la coppa, oggi c'è il rischio che la piccola repubblica d'Irlanda non voglia partecipare al caso generale del Brexit, già non fa parte del Regno Unito perché uscire del tutto dal resto del circo? Dopo aver fatto lo scherzo all'Italia perché non credere di concedere il bis? In verità fattori ambientali non sembrano favorire la squadra di O'Neill che ha goduto di tre giorni in meno per arrivare alla sfida degli ottavi. E se non bastasse avrà soltanto 4500 tifosi a Lione: «Ma voi non potete sapere quanto riescano a fare quattromila e cinquecento irlandesi tutti insieme per la loro nazionale», ha spiegato Martin O'Neill per tenere su i suoi cuori coraggiosi. Di fronte a lui Didier Deschamps ha respinto al mittente qualunque discorso di rivincita di quel giorno gaelotto di Henry: «Il calcio non prevede rivincite, si gioca e basta e non credo proprio che quell'episodio possa riguardare questa partita».
Si gioca per passare il turno, si gioca senza diario di memorie, si gioca sperando che Pogba, finalmente, si svegli e non si limiti a fare il
galletto. La Francia ha bisogno di lui e lui ha bisogno della Francia. L'arbitro lo conosce bene, si chiama Nicola Rizzoli e dovranno tutti dargli una mano. Non quella di Henry e nemmeno quella del sedicente Dio Maradona.
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