Gabbia & CDK, il bello e il "brutto" del giovane Milan

Il Diavolo ha la pazienza di aspettarli: Matteo l'ha già ripagato, Charles entro gennaio. Come fece Kakà

Gabbia & CDK, il bello e il "brutto" del giovane Milan

Nuovi milanisti crescono. Sono di giovanissima generazione, hanno radici piantate dalle parti di Milano come Matteo Gabbia, Busto Arsizio, classe 1999, 23 anni appena festeggiati, difensore centrale con qualche remora che cominciò a penalizzarlo dalla notte di Firenze e che si ripresentò a Verona per via di quella sfortunata deviazione. Oggi, per fortuna dell'interessato e anche dello stesso club, non c'è un Milan in balia dei venti e degli umori della piazza. Anzi il club coltiva con orgoglio la propria condizione di porta bandiera di un team che punta sui giovani, ne segue con particolare attenzione la crescita, non li lascia mai per strada e dopo qualche sbandata è pronto a recuperarli. Gabbia ha davanti una concorrenza spietata: la scoperta Kalulu, la garanzia Kjaer, l'emergente Tomori. Eppure è lì, dall'inizio del ritiro, 4 luglio scorso, a macinare allenamenti ed esercitazioni, a brillare nelle amichevoli così da respingere qualche richiesta di mercato (Samp). E al momento utile, eccolo spuntare nel mezzo del mucchio selvaggio a Zagabria per dare il via al successo riparatore di Champions che riapre i giochi della possibile qualificazione da raggiungere dopo 8 anni.

Nuovi milanisti sono attesi. Come nel caso di Charles De Ketelaere, 21 anni, belga, pagato caro e arrivato tra rulli di tamburo e suoni di fanfara, con addosso il macigno di un paragone eccellente (Kakà) che avrebbe spaventato lo stesso brasiliano se nell'estate del 2003 fosse arrivato con altra presentazione invece che tra sfottò (di Moggi) e poca considerazione (della critica). A Zagabria i 50 e passa minuti giocati sono tali da confermare quel che critici competenti ripetono da giorni: il ragazzo ha talento certificato ma non ha personalità spiccata e deve perciò completare il periodo di adattamento al trasferimento. Perché in un colpo solo ha cambiato calcio, tipo di allenamento, lingua e abitudini tattiche. L'unica controindicazione è che CDK si ritrova in un Milan che funziona quasi alla perfezione e che in attesa del completo inserimento, scortato dall'affetto e dalla pazienza di Pioli e Maldini, può risultare rimpiazzato dal resto del gruppo (Diaz). Il vero appuntamento è fissato per gennaio, alla ripresa del campionato parte seconda. A proposito: proprio Kakà fece la spola tra panchina e partenza da titolare fino a gennaio quando nella sfida decisiva del 6 gennaio all'Olimpico contro la Roma capolista di Fabio Capello, Ancelotti diede precedenza a Rui Costa, autore di un paio di assist per Sheva.

A consentire questo clima favorevole per CDK sono anche i conti del Milan, il cui bilancio approvato ieri, segnala cifre di grande interesse: disavanzo di 66,5 milioni ridotto rispetto al precedente ma con un attivo di cassa pari a 30 milioni («così non dobbiamo bussare alla porta dell'azionista» spiega Gazidis), nessuna plusvalenza o cessione eccellente, in aumento i ricavi (prossimo quello con Emirates) e voglia di andare da soli a fare il mercato fuori dall'area di San Siro in caso di ulteriori ritardi (dixit Scaroni).

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