Giacomo, le lacrime per l'oro che mancava

Dopo l'argento, Bertagnolli vince la supercombinata sfuggitagli 4 anni fa

Giacomo, le lacrime per l'oro che mancava

«Chiamiamoli campioni e non eroi». Il Presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) Luca Pancalli ha sempre tenuto a dare una giusta indicazione sulla comunicazione e su cosa voglia dire eccellere a livello paralimpico. «Io credo che la definizione di campioni sia conforme a un senso di dignità che ci meritiamo. Si è atleti e il riconoscimento del movimento che rappresento passa anche da questo», aveva rivelato in tempi non sospetti.

Ecco che quanto accaduto ieri nella terza giornata delle Paralimpiadi Invernali ha dei crismi speciali per la prima medaglia d'oro conquistata dalla spedizione azzurra a Pechino. Il riferimento è a Giacomo Bertagnolli, portabandiera della squadra, cimentatosi in una prova dello sci alpino per ipovedenti e non vedenti che racchiude tecnica e versatilità: la supercombinata. Dopo aver terminato in terza posizione il superG, l'azzurro e la sua guida Andrea Ravelli hanno affrontato con determinazione lo slalom, siglando il crono di 1:49.80, 2.18 meglio degli austriaci Johannes Agner e Matteo Fleischmann (1:51.98) e davanti ai britannici Neil Simpson e Andrew Simpson (1:52.81). Una vittoria dal sapore quasi di liberazione per lui che a PyeongChang 2018 ottenne due ori, un argento e un bronzo. Quattro anni fa, però, la Super combi non fu così fortunata e così le paure e le tensioni pre-gara si sono sciolte in lacrime di gioia per l'importanza della posta in palio: «Era una medaglia a cui tenevo molto perchè era l'unica che non avevo vinto quattro anni fa ai Giochi di PyeongChang. Non pensavo di farcela perché il livello è diventato molto alto e in questo momento è difficile solo pensare al podio. Ci abbiamo messo l'anima e abbiamo rischiato ma se vuoi prendere l'oro devi per forza rischiare. Non mi sento di citare una persona sola ma anzi vorrei dedicarla a tutti quelli che mi sono stati vicino e hanno creduto in me».

Parole rotte dell'emozione a cui si è associato Ravelli: «È giusto che Giacomo si goda questo momento, perché riconfermarsi mette sempre grande pressione addosso».

E dunque la paura di non farcela convertita in energia per la realizzazione di un sogno a Cinque Cerchi sulle nevi cinesi di Yanqing. L'agire di un campione e non di un eroe sfortunato che ora avrà altre due gare per salire di nuovo sul podio.

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