Al Giro il "cognato" di Ganna trova il pokerissimo tricolore

Cala il sipario su un Giro non memorabile, che va in archivio e sarà ricordato soprattutto per la statistica: Jai Hindley è il primo australiano in rosa nella storia ultracentenaria del Giro

Al Giro il "cognato" di Ganna trova il pokerissimo tricolore

Cala il sipario su un Giro non memorabile, che va in archivio e sarà ricordato soprattutto per la statistica: Jai Hindley è il primo australiano in rosa nella storia ultracentenaria del Giro. Se poi questo ragazzo di 26 anni, cresciuto per un breve periodo in Italia, quando sbarcò nel 2015 a Cappelle sul Tavo, in Abruzzo, diventerà qualcuno lo scopriremo solo vivendo.
Per il momento è un gran bel atleta il ragazzo di Perth, che qui al Giro ha ottenuto i risultati migliori: secondo nel 2020, trionfatore ieri, dopo essersi eclissato un anno fa, tra cadute, infortuni e incidenti.

Vince un australiano che viveva in Italia: è la nostra piccola grande consolazione. Lunedì scorso, prima del gran finale, si era esposto convinto di poter fare bene. Convinto di poter far saltare il banco, tanto da ricorrere a parole colorite, in slang australiano: «Non sono venuto qui per mettere i calzini ai millepiedi», che è l'equivalente del nostro «non sono venuto a pettinare le bambole».

Gli chiedono il perché di quella battuta d'arresto dopo il podio di due anni fa. Lui non ci gira tanto intorno e si racconta: «Mi sono ammalato un paio di volte a marzo, poi sono caduto al Tour of the Alps ad aprile. Ho avuto problemi ad un ginocchio, mentre al Giro dell'anno scorso sono stato costretto al ritiro per un problema al soprasella (un igroma ischiatico, ndr): è stato un anno molto difficile, di grande amarezza, ma adesso ho ben altro a cui pensare».

Sfilano Hindley, Carapaz e Landa: il podio. Sfila anche lui, lo Squalo travestito da vecchio leone: Vincenzo Nibali. Sfila sul palco dell'Arena il messinese, premiato per le sue imprese raccolte in diciotto anni di professionismo. Allo Squalo va il Trofeo Bonacossa alla carriera. Saluta il Giro a testa alta, con un 4° posto che sarà difficile ripetere nei prossimi anni, anche perché - al momento - non si intravvede uno come lui e nemmeno simile. Meriterebbe di fare passerella anche il magnifico Mathieu Van der Poel, che lotta come un gladiatore e dà spettacolo dall'inizio alla fine. Dalla sua vittoria a Budapest, al terzo posto di ieri a Verona. Merita di essere ricordato anche il piccolo e indomito Domenico Pozzovivo, che a quasi 40 anni chiude la sua fatica in 8° posizione.

Insomma, ci portiamo via quello che siamo prossimi a perdere, per limiti di età.

Ma è giusto portarci via anche le cinque vittorie di tappa, con i veloci Alberto Dainese e Stefano Oldani, con il combattivo Giulio Ciccone e l'astro nascente Alessandro Covi, ma teniamoci stretto anche il cognato volante (è fidanzato con la sorella di Filippo Ganna, ndr), Matteo Sobrero, campione italiano di specialità, che ieri ha demolito le ambizioni di tutti nella crono finale. Cinque motivi per non sentirsi soli o orfani di niente e di nessuno, anche se per i Grandi Giri, per il momento, dobbiamo sperare che cambi il vento: e giri.

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