Al Giro del covid e delle cadute ora volano anche le transenne

Incidente choc: durante la volata le protezioni si staccano (colpa di un elicottero?): van Empel e Wackermann travolti

Al Giro del covid e delle cadute ora volano anche le transenne

Gira di tutto al Giro d'Italia, non solo i cabbasisi a Geraint Thomas costretto a tornare a casa con il bacino rotto a causa di una borraccia carogna che l'altro ieri l'ha fatto volare per terra prima ancora che partisse la tappa (quella dell'Etna), ma girano anche le pale degli elicotteri troppo bassi, che fanno volare come aquiloni le transenne sulle quali finiscono corridori.

Gira proprio male, questo Giro. Prima i tombini, poi le borracce, adesso ci si mette anche l'elicottero con l'ausilio delle transenne a falcidiare i corridori. Corsa ad eliminazione dicono - ma è bene che i corridori lo facciano da soli e soprattutto solo con l'ausilio delle loro gambe e delle loro biciclette.

Invece no, in questo Giro-Covid, dove le bolle dovrebbero salvaguardare i corridori, i pericoli vengono da sopra e da sotto ma anche di fianco. Occhi aperti, il nemico non ascolta ma ci vede benissimo: proprio come la malasorte.

Nella crono di Palermo a farci le spese per un tombino è il colombiano Miguel Angel Lopez. L'altro ieri per una borraccia il già citato Geraint. L'ultima, ieri: un elicottero per le riprese tv che si abbassa troppo sulla corsa e fa volare le transenne contro i corridori che stanno finendo la tappa. Colpiti e affondati: restano per terra Luca Wackermann e l'olandese Van Empel della Vini Zabù: dei due, sta peggio il primo, che non riconosce il suo diesse Scinto, poi però si riprende. Per il ragazzo il responso è pazzesco: trauma cranico, frattura ossa nasale, ferita al ginocchio, escoriazioni multiple e sospetta frattura del bacino.

«È un fatto grave, le transenne non erano legate», dice Angelo Citracca, manager dei due ragazzi. Gli organizzatori assicurano che le transenne invece erano bloccatissime; quindi la colpa è solo dell'elicottero. Ma pesano anche le transenne-aquilone: qui si gioca a tamburello.

Quattro giorni in Sicilia e si fa la conta dei feriti. Il più grave, ancora una volta (come al Giro 2017), Geraint Thomas che era venuto da noi per portarsi a casa la maglia rosa, invece torna a casa senza baci ma con un bacino rotto. «È frustrante, stavo bene come quando ho vinto il Tour, se non addirittura meglio», dice il gallese, che non si sa se mai tornerà a correre da noi. Non festeggia il gallese, ma non lo fa nemmeno il tre volte campione del mondo Peter Sagan. Ancora una volta secondo, ancora una volta battuto al fotofinish dal campione di Francia Arnaud Demare che centra la sua seconda vittoria di tappa al Giro, 11° successo in stagione. «Sto battendo il record di secondi posti.

Demare dice di aver avuto un pizzico di fortuna? Ci vuole anche quella: spero di trovarla anch'io», spiega con il sorriso sulle labbra mister fair-play Peter Pan Sagan, con la sua maglia ciclamino già sulle spalle.

In rosa, invece, è sempre baby Joao Almeida, che per non condividere la vetta con il colombiano Jonathan Caicedo va a prendersi un abbuono strada facendo: due secondi per restare primo.

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