Non è necessario che il Giro piaccia, l'importante è che non dispiaccia ai più forti pedalatori del pianeta e lo vengano a correre, anche se per loro l'obiettivo principale resta sempre il Tour de France.
La Grande Boucle... Dolce ossessione sia per chi la vuole vincere come Primoz Roglic, vincitore del Giro 2023 oltre che di quattro Vuelta, sia per gli organizzatori della corsa rosa che i conti con i cugini d'Oltralpe devono sempre farli, anche questa volta. Se vogliono corridori di livello devono essere appetibili, soprattutto devono un po' snaturarsi, altro che corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo, come da claim di casa Rcs Sport; il Giro numero 108 presentato ieri sul calar della sera a Roma all'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone ha un percorso sicuramente brioso, spumeggiante ma al contempo accomodante e inclusivo, che strizza l'occhio a Roglic, ma soprattutto al talento danese Jonas Vingegaard, due volte re del Tour.
Un Giro bello e piacevole, non c'è che dire, che vuole accogliere i migliori pedalatori del pianeta, anche se non avrà quasi certamente il campione del mondo, l'ultimo trionfatore rosa, Tadej Pogacar. Lo sloveno iridato punta deciso verso Tour, Vuelta e mondiale, per il Giro se ne riparlerà. Quindi, si attende l'ok da parte del re pescatore, del danese vincitore di due Tour, che potrebbe pensare alla grande accoppiata: Giro-Tour, in stile Pogacar 2024.
Con due mesi di ritardo a causa di qualche intoppo diplomatico, ecco che ieri sera è stato svelato il Giro numero 108 che partirà dall'Albania il prossimo 9 maggio. Una corsa che sulla carta presenta uno spartito al passo con i tempi, con tappe brevi e nervose, che non dovrebbero spaventare i protagonisti ma invitarli alla lotta e quindi allo spettacolo, esattamente come un anno fa con Pogacar: piccolo particolare, Tadej è Tadej e non tutti sanno interpretare il ciclismo come il numero uno del mondo.
È molto probabile che il fenomeno sloveno quest'anno non ci sarà, e la corsa rosa dovrà accontentarsi del suo connazionale, quel Primoz Roglic che è ottimo corridore, tra i più forti al mondo, ma chiaramente non di quella statura. Ci sarà però un giovane talento, uno spagnolo orgoglioso e ambizioso, che reclama spazio e non si sente secondo a nessuno, nemmeno al capitano Pogacar: Juan Ayuso. Poi ecco Van Aert e Adam Yates, Landa e Dani Martinez, David Gaudu e Egan Bernal, Jai Hindley, Carapaz con i nostri Giulio Ciccone e Antonio Tiberi.
Per tentare il sì di Vingegaard, per l'occasione è stato disegnato un percorso che dal 9 maggio al 1° giugno sarà bello e possibile, nonostante i 52.500 metri di dislivello, 10mila in più rispetto a quello dell'anno scorso, ma posizionati in modo tale da non bloccare la corsa, semmai accenderla ed esaltarla.
La giusta dose di crono nella prima parte (una in Albania nel cuore di Tirana, l'altra fra Lucca e Pisa, in tutto 42 chilometri), tre arrivi veri in salita (Tagliacozzo la prima settimana, Brentonico e Sestriere l'ultima) e altre tappe in cui le montagne più dure sono però lontane dal traguardo. Ci sarà anche lo sterrato, ma in quantità limitata (una quarantina chilometri, distribuiti in tre tratti fra Gubbio e Siena) e sei traguardi per velocisti. Un Giro che guarda al Tour, ma senza sfigurare.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.