Dopo il giorno di riposo, ci si rimette in cammino da Pescara verso Jesi, la città di Roberto Mancini, ct azzurro e grande appassionato di ciclismo nonché praticante, atteso questo pomeriggio sulle strade del Giro per applaudire Nibali e ricordare l'amico Michele Scarponi. È un Giro che inizia la sua seconda settimana, con Juan Pedro Lopez in maglia rosa e i primi otto raggruppati in meno di un minuto. «Ma vedrete, alla fine di questa settimana non sarà cambiato granché nella generale, la tappa di Torino è dura ci racconta Giuseppe Martinelli, tecnico dell'Astana di Nibali, orfana di Miguel Angel Lopez -, ma è adattissima a corridori da classiche, come Van der Poel. Poi domenica ci sarà Cogne, ma è una salita non dura, molto pedalabile: penso che gli uomini di classifica resteranno tutti lì».
In attesa della terza settimana, viviamo questa ripresa delle ostilità dando un'occhiata a quello che è stato fatto in questi primi nove giorni di corsa. Intanto Nibali, che ha scelto la sua Messina per dare l'annuncio del suo lungo addio (arriverà a fine stagione): sull'Etna è sprofondato, ma sul Blockhaus si è ritrovato. «Vincenzo è sereno, sta bene e sente di migliorare giorno dopo giorno spiega sempre Martino -: se preferisco un posto nella top ten o una vittoria di tappa? Se potessi sceglierei entrambe le cose, ma come dice Enzo viviamo alla giornata, provando a tenere duro e a inventarsi qualcosa. Un posto nei dieci? Possibile. Una vittoria di tappa: non semplice».
Il Giro, intanto, non si accorcia e nemmeno si allunga: resta di tre settimane. Però potrebbe spostarsi, di una settimana almeno.
È una richiesta per far slittare la partenza della corsa «più Bella del Mondo nel Paese più bello del Mondo» di una settimana che, in questo caso, terminerebbe ai primi di giugno, per evitare nella terza settimana inconvenienti meteo nelle tappe montane più importanti.
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