Higuain risorge e "tradisce". Col Napoli è eterna vendetta

Recuperato in extremis stende ancora la sua ex e guarda verso De Laurentiis. La Signora non è morta, Sarri è steso

Higuain risorge e "tradisce". Col Napoli è eterna vendetta

nostro inviato a Napoli

Chiamiamola pure la sindrome Higuain. Ci aveva provato il pubblico del San Paolo a esorcizzare quello che da un anno e mezzo è diventato il "traditore" per eccellenza, ripetendo il copione già andato in scena ad aprile scorso, nel primo ritorno dell'odiato ex. Ma il destino si fa beffe di sentimenti e rancori e proprio il Pipita decide una gara che se non si poteva considerare proprio una sfida scudetto, aveva tutti i crismi di un crocevia importante della stagione. La Juve torna così a -1 dai partenopei, consegna un match ball all'Inter che oggi pomeriggio, battendo il Chievo, potrebbe essere la nuova padrona del campionato, ma soprattutto ferma la lunga striscia positiva del Napoli che in serie A non perdeva da 280 giorni e 26 partite. La classifica si è di nuovo accorciata in vetta, i partenopei falliscono l'allungo che avrebbe dato una dose enorme di autostima e ora la squadra di Sarri è chiamata a reagire subito per evitare un contraccolpo psicologico che potrebbe mandare all'aria il bel lavoro svolto finora.

È ormai una crociata quella del pubblico napoletano contro l'argentino. Che in settimana, nonostante l'operazione alla mano sinistra, aveva fatto di tutto per non saltare l'appuntamento del San Paolo. Mercoledì la convocazione era ormai certa, ma alla vigilia è diventata addirittura promozione a titolare dopo il forfait dell'ultim'ora di Mandzukic, nemmeno salito sull'aereo per Capodichino. E già prima del match, il Pipita è oggetto di fischi e insulti pesanti, ai quali stavolta (non come avvenne sette mesi fa) l'ex ha risposto con gesti di scherno. Poi, quando è appena scoccato il 13° giro di lancette, anche con un gol (nato da una palla persa da Insigne e scaturito dall'ottimo assist di Dybala, l'unica cosa buona de "La Joya" in questa partita) che Higuain festeggia abbracciando i compagni, compresi quelli della panchina, tra i fischi sempre più assordanti del pubblico. E "scrutando" verso la tribuna alla ricerca di De Laurentiis. Che poco prima della sfida aveva detto di «non portare più rancore al calciatore». Quando poi il Pipita calcerà di rabbia il pallone verso un tabellone pubblicitario, Mertens andrà a dire qualcosa all'ex ma per fortuna il nervosismo in campo durerà solo pochi minuti.

Il Napoli, che schiera Mario Rui dall'inizio e poi il solito ritornello dei titolarissimi, fatica a entrare in partita, pare contratto e in balia di una Juve che dimostra di aver preparato bene la sfida. Ci vuole mezz'ora per vedere un tiro degli azzurri verso la porta di Buffon e il portiere si fa trovare pronto ogni qual volta la squadra di casa riesce a spedire il pallone nello specchio. Insigne si incaponisce nel tentativo di fare gol e prima del finale si arrende a quell'affaticamento muscolare che lo aveva fatto penare in settimana (ma c'è un sospetto di stiramento), Mertens e Callejon sono nulli o quasi, anche per merito di una retroguardia juventina che concede pochissimi spazi.

E nonostante il Napoli provi nel secondo tempo a rimettere tutto in equilibrio, tenendo costantemente il pallone tra i piedi e stazionando nella metà campo juventina, di tiri in porta se ne vedono meno che nella prima frazione. Solo a tratti si vedono quelle combinazioni veloci che hanno fatto grande la truppa di Sarri in questi mesi e il centrocampo non mostra il suo vestito migliore, con Hamsik ancora alla ricerca della prestazione top. La Juve fa buon viso a cattivo gioco, fa sfogare gli avversari tentando qualche timida ripartenza, ma chiudendosi a riccio nella propria area.

E portandosi a casa un risultato prezioso, ottenuto sul campo di una delle rivali più pericolose, mandando un segnale importante al campionato. Negli occhi dei 56mila del San Paolo c'è delusione per l'occasione persa, ma ora c'è da pensare a salvare l'Europa mercoledì a Rotterdam. Con l'incubo Higuain però sempre presente.

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