Hindley re del Blockhaus. Aspettando gli italiani c'è l'abruzzese adottato

L'australiano si è trasferito qui sette anni fa. E i nostri? Lottano solo Nibali e Pozzovivo

Hindley re del Blockhaus. Aspettando gli italiani c'è l'abruzzese adottato

Vince l'abruzzese forestiero, adottivo e surrogato: Jai Hindley. Quello vero, quello più atteso e acclamato Giulio Ciccone lo stiamo ancora aspettando. Vince questo 26enne australiano che da anni è considerato una bella promessa, cresciuto in Abruzzo in uno dei team dilettantistici di casa nostra (Team Aran Cucine).

Si era fatto notare al GP Capodarco Jai, piazzandosi poi quinto al Tour de l'Avenir e terzo al Giro d'Italia U23, con vittoria di tappa a Francavilla al Mare, non prima d'aver chiuso il Giro '20 al 2° posto. Era uno dei pupilli dell'Academy della Mitchelton-Scott, insieme a Lucas Hamilton, Robert Stannard e Michael Storer, ora è uomo di punta della Bora Hansghrohe, team teutonico che ha investito su di lui fino alla fine del 2024.

Nativo di Perth, aveva l'Italia nel suo destino, visto che nel 2015 a 19 anni ha fatto le valigie e si è trasferito da noi. Oggi su quelle strade che l'hanno tenuto ciclisticamente a battesimo si è consacrato, palesandosi al mondo, con una vittoria di tappa di peso. «Questo è solo il primo passo dice -: oggi (ieri per chi legge) una bella tappa, ma c'è un Giro da onorare e chiudere nel migliore dei modi».

Sprint in alta quota, in cima al Blockhaus, dopo una tappa dal dislivello dolomitico e un finale frustato dal vento. Arrivano a giocarsela in sei: significa che un vero padrone per il momento - non c'è. A imporsi è l'australiano che è qui con l'obiettivo di completare l'opera e lo ribadisce al Carapaz formato vorrei ma non riesco, che viene preceduto anche da un pimpante Bardet, uno jellato Landa e un indomito Almeida.

Altri verdetti? Il ciclismo italiano si salva con i suoi pensionati. Più che un Giro è un gerontocomio. Pozzovivo a 39 anni lotta fino in fondo, Nibali a 37 cede leggermente nei tre chilometri finali, ma disputa una tappa sontuosa: applausi a entrambi. Se per loro il Giro prosegue, per l'uomo più atteso Giulio Ciccone è notte fonda: e affonda. Il nostro futuro, quanto meno il nostro presente, ha il fascino antico del passato. Per il momento è meglio fermarci lì.

Paga dazio anche uno dei grandi favoriti della vigilia, quel Simon Yates, che da Isernia ieri mattina è partito con un ginocchio sofferente. Tiene con i denti la maglia rosa lo spagnolino della Trek Segafredo Juanpe Lopez, che inspiegabilmente resta da solo, senza nessun compagno al proprio fianco, tutti vicino a Giulio Ciccone, che sprofonda in classifica. «La bici è così, non sempre le cose vanno come si vuole ammette laconico il corridore abruzzese -.

È stato un dispiacere per me salire in mezzo a tanti tifosi e non essere competitivo, ma quando si hanno problemi non si può fare altro. Però abbiamo la maglia rosa. Juan Pedro Lopez? Ero fiducioso per lui: ora mi metterò al suo servizio per difendere la maglia».

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