"Baresi & C. dei simboli. Quel club non c'è più"

I 125 anni del Diavolo e la contestazione

"Baresi & C. dei simboli. Quel club non c'è più"
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Un tappeto rosso a dividere il campo a metà, una prospettiva che alzando lo sguardo porta sul maxischermo dove passano le immagini: Il braccio alto e la maglietta fuori dai calzoncini di Franco Baresi, le esultanze spiritate di Pippo Inzaghi, l'iconico balletto dopo uno dei tanti, tantissimi gol di Marco van Basten. Sfilano le leggende rossonere, non per niente inserite nella hall of fame del club, proprio alla vigilia dei 125 anni di fondazione (nella foto il murales celebrativo). San Siro si riempie come poche volte succede, un'ora prima della partita, proprio per celebrare la propria storia e la propria identità. Non è un caso che è in quel momento dalla Sud, lo striscione fin lì a testa in giù ha un sussulto e alza la testa: «Rendiamo onore ai nostri campioni, simboli di un Milan che non esiste più!». Echeggiano i cori, ma fa rumore la presa di posizione della curva, 4 giorni dopo lo sfogo di Fonseca dopo la Stella Rossa. Ohi ohi ohi, Pippo Inzaghi segna per noi fa rima con il ritmato Marco van Basten, ma è il C'è solo un Franco Baresi che strizza l'occhio al presente, con l'ex capitano in campo oggi anche da vicepresidente di un club contestato senza mezze misure dai tifosi proprio a inizio campionato. Le telecamere rimandano sui maxischermo i volti di Furlani e Ibrahimovic, due volte, per pochi secondi: ma tanto basta per far sì che i cori si trasformino in fischi quando il profilo dello svedese riempie il tabellone video sopra il secondo arancio. Nulla rispetto ai cori a fine partita, «ci avete rotto il...» e, soprattutto, «questa società non ci merita, noi non siamo americani!».

Prima del fischio d'inizio erano sfilati tra gli altri anche Rijkaard, Gullit, Pirlo, Seedorf, Albertini, Donadoni e Massaro, in un gioco di

luci, fumogeni e show. Ma è tutto contorno: i cori della Sud sono per il baby Liberali, 17 anni, dentro da titolare e debuttante in A. Perché se non può esserci più il passato, è il futuro a rendere più dolce il presente.

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