I gemelli diversi d'Italia. L'extraterrestre perfetto e il fuoriclasse umano

Un Paese incredulo stregato da due campioni dal carattere opposto che si stimano e sono esempio l'uno per l'altro

I gemelli diversi d'Italia. L'extraterrestre perfetto e il fuoriclasse umano
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Non siamo abituati. Non possiamo esserlo, semplicemente perché una situazione del genere non l'abbiamo mai vissuta. Adesso che l'abbiamo sperimentata, però, scopriamo che ci piace da matti. Perché è vero che quello che conta di più è il percorso, ma se raggiungi la meta desiderata partendo da qualcosa che viene dato per certo un po' da tutti, non è mica male. Insomma, per dirla con Adriano Panatta uno che ha vinto Parigi, Roma e la prima Coppa Davis della storia azzurra «Sinner viene da un'altra galassia, non ho mai visto un tale strapotere: bisogna trovargli nuovi avversari, non più sulla terra ma tra i marziani». Si esagera, ovviamente: ma in certi casi è bello farlo e l'italiano medio appassionato di tennis non si era mai potuto concedere un lusso del genere. Poi è arrivato il Ragazzo dai Capelli Rossi, trasferitosi dall'Alto Adige a Bordighera, e la musica è cambiata: dalla semifinale di Davis dello scorso anno contro la Serbia, Sinner ha cambiato decisamente marcia e poi status. Prima ha battuto Djokovic annullandogli tre match point, poi si è issato al ruolo di extraterrestre: due Slam vinti e una stagione meravigliosa durante la quale ha anche sopportato la vicenda Clostebol per arrivare poi alla volatona di queste due ultime settimane. E quindi: il titolo di Maestro vinto alle Atp Finals di Torino, più la seconda Davis portata a casa. Per gli avversari, solo briciole: per l'Italia, una goduria infinita. Unico rammarico, forse: non vederlo combattere con i tre Big Three Federer, Nadal e Djokovic - al loro meglio. Sarebbe stato divertente, non c'è che dire.

Al suo fianco, il «gemello diverso» che arriva da Roma, quello solo spettatore e tifoso al seguito durante l'altra Davis, quello a cui Jannick aveva detto «la prossima la vinciamo assieme»: Matteo Berrettini. Ha cinque anni di più e non è un extraterrestre, è invece molto umano, è caduto e si è rialzato mille volte, ha dimenticato infortuni e capitomboli, è ripartito e lo ha dovuto fare quasi da zero. Con la classifica protetta perché era precipitato oltre la centesima posizione, lui che era stato anche numero 6 e che era arrivato a giocarsi la finale di Wimbledon 2021, primo italiano di sempre. E l'anno dopo, sostanzialmente da favorito numero uno, non aveva nemmeno potuto partecipare perché positivo al covid nell'immediata vigilia.

Qualcuno, strada facendo, lo ha anche accusato di avere fatto la bella vita solo perché fidanzato con Melissa Satta: da parte sua, mai una parola fuori posto ma solo l'ammissione di avere visto il buio, prima di intravedere di nuovo la luce. Succede a tante persone «normali», capita anche ai campioni.

Berrettini ne è uscito pian piano, aiutato anche da Sinner: «Abbiamo parlato molto, lui è un modello». Un extraterrestre e un campione umano, questa è l'Italia del tennis che può vantare dieci giocatori tra i primi cento al mondo. Un modello per tutti: da non credere.

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