Il mondiale 2023 comincia con un mese d'anticipo sulla prima gara in programma il 5 marzo in Bahrain. E comincia con un dispetto bello e buono. Mentre la Red Bull a New York svela il vestito della RB19 e soprattutto la partnership con la Ford dal 2026, la Ferrari accende il suo motore. Sui social di Maranello la voce del nuovo motore, quello che promette di essere molto più potente e affidabile, si fa sentire forte proprio nei minuti dello show messo in scena dalla scuderia campione del mondo. Se non è un dispetto, poco ci manca. È una sfida a colpi di click, like, cuoricini prima che cominci quella vera in pista tra un mesetto.
Il rombo del motore Ferrari cerca di coprire la notizia del giorno che non è quella del vestito Red Bull (elegante, ma non sorprendente), ma il ritorno della Ford in Formula 1. Le nuove regole sui motori, dopo aver convinto Audi, hanno riportato in pista anche Ford, un marchio che dagli anni Sessanta agli anni Novanta ha fatto la storia della Formula 1 contribuendo alla vittoria di 10 Mondiali Costruttori e di 13 Mondiali Piloti da Graham Hill nel 1968 al primo titolo di Michael Schumacher nel 1994. La nuova Red Bull ha ancora il logo Honda sul vestito, ma dal 2026 (per almeno quattro anni) monterà i motori Ford, un accordo che naturalmente coinvolgerà anche Alpha Tauri. «Questo è l'inizio di un nuovo emozionante capitolo della storia motoristica di Ford, iniziata quando il mio bisnonno vinse una gara che contribuì a lanciare la nostra azienda», ha detto Bill Ford, il presidente esecutivo della casa di Detroit. Con Ford un altro pezzo di America entra in una Formula 1 sempre più a stelle e strisce (quest'anno saranno tre le gare statunitensi) in attesa che anche il Team Andretti possa accendere il motore.
«Di sicuro Drive to Survive ha aiutato ad avvicinare le persone a quello che è il nostro mondo, vedere come viviamo, i dietro le quinte, ciò che succede. Sicuramente è qualcosa che porta la gente verso di noi», ha ammesso Max Verstappen che fino allo scorso anno si era negato alla serie di Netflix. Ma si sa, solo gli stupidi non cambiano idea.
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