E meno male che Cristiano Giuntoli stava in branda - come dichiarato qualche settimana fa da De Laurentiis - e non serviva più. Dallo scudetto vinto a suon di record ad un'annata anonima il passo è stato breve per gli azzurri. Fatalità da quando se ne è andato uno dei due deus ex machina della cavalcata tricolore. La partenza di Giuntoli sommata a quella di Spalletti ha ridimensionato sul mercato il club partenopeo, che ha scaricato tutte le colpe dell'avvio deludente su Rudi Garcia, esonerato a furor di popolo. Ma il francese è davvero l'unico colpevole dell'annata (finora) storta dei campioni d'Italia in carica? La risposta è no.
Diverse responsabilità vanno attribuite anche al presidente De Laurentiis, tanto lungimirante in passato quanto in difficoltà nellultimo semestre. La tarantella estiva sulla scelta dell'erede di Spalletti era stata il primo campanello d'allarme. L'idea di richiamare dall'Arabia (dove era stato malamente esautorato dall'Al Nasr di CR7) Garcia è stata, infatti, fallimentare. Non a caso lo stesso ADL già ad ottobre aveva provato a cambiare tecnico. L'assenza di un dirigente scafato come Giuntoli si sta facendo sentire, tanto che lo stesso patron ora si sta guardando intorno alla ricerca di un nuovo ds per la prossima stagione. Della serie: serve una figura forte in società per vincere.
I presidenti per aprire grandi cicli hanno bisogno di collaboratori abili, altrimenti da soli rischiano di andare in affanno. È successo ad Andrea Agnelli alla Juve dopo l'addio di Beppe Marotta, puntualmente si sta ripetendo lo stesso copione alle pendici del Vesuvio. E al tempo stesso la Juve - da quando ha inserito Giuntoli nel management - ha ritrovato stabilità dopo l'ultimo anno sulle montagne russe. Il che non può essere un caso. Alla fine - dopo aver flirtato a lungo con Igor Tudor - la scelta di ADL come erede di Garcia è ricaduta su Walter Mazzarri, che ha accettato la sfida di rimettersi in gioco firmando un contratto di soli 7 mesi a differenza del croato che voleva la garanzia di un accordo fino al 2025. E a 10 anni esatti di distanza, oggi si spalancheranno nuovamente i cancelli del centro sportivo di Castel Volturno per il tecnico livornese. «Non vedo l'ora di tornare» sono state le sue uniche parole confidate a qualche amico ieri dopo aver messo nero su bianco. Non la pensava così, quando aveva lasciato il Napoli nel 2013 per approdare all'Inter.
Si lasciò male anche con le curve, bollato come «vigliacco» in uno striscione apparso nelle vie della città.Mai, prima di oggi, De Laurentiis aveva richiamato in panchina un ex, quelli che lui ama definire minestre riscaldate. Sperando sia ancora saporita e non risulti indigesta.
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