Insigne, l'Europa s'inchina quando passa il re di Napoli

Generoso e ubriacante. E pare ricaricato dopo le parole sgarbate di De Laurentiis: "Il gruppo ci distingue dalle altre"

Insigne, l'Europa s'inchina quando passa il re di Napoli

di Elia Pagnoni

E adesso cosa dirà Aurelio De Laurentiis? Il gol capolavoro di Insigne, la pennellata di Lorenzo il Magnifico che manda l'Italia dove nessuno avrebbe osato immaginare è anche un messaggio trasversale al patron del Napoli che non vuole assolutamente saperne di aumenti di ingaggio. Nemmeno per il capitano, nemmeno per l'uomo che più incarna lo spirito partenopeo della squadra, con il rischio di perdere il gioiello più luccicante del suo Napoli. Si diceva e si pensava che Insigne non avesse spessore internazionale, che fosse destinato a scomparire non appena l'asticella degli impegni si alzasse, e invece è proprio lui a sfoderare il capolavoro della serata, il gol che potrebbe diventare la copertina dell'Europeo azzurro, soprattutto se la spedizione a questo punto dovesse finire bene.

Tra Immobile, Belotti, Chiesa e aspettando Raspadori, alla fine l'uomo gol della Nazionale diventa il capitano del Napoli, il bomber che non ti aspetti e che invece prima prende le misure della porta di Courtois con il solito tiro a giro che finisce sopra la traversa e poi colpisce nel segno nel più esaltante dei modi. E ci prova ancora nella ripresa impegnando il portiere belga in una respinta in tuffo. Ma Insigne è anche l'uomo che mette più sulle spine la difesa belga, perché sono le sue incursioni a sinistra a creare i maggiori problemi alla squadra più quotata dell'Europeo, almeno sulla carte e sulle tabelle della Fifa.

Il re di Napoli alla fine vince anche il derby di Milano, quello che va in scena nel resto della partita, in cui tutti si aspettano i colpi di Romelu Lukaku e invece il bomber dell'Inter si fa notare solo per il rigore e per la sceneggiata successiva quando va a zittire Donnarumma con cui scorre sangue amaro evidentemente dalle sfide stagionali, dai tempi delle scintille con Ibrahimovic. Ma Lukaku nella serata di Monaco è solo un lontano parente del bomber implacabile di San Siro, e quando si ritrova la palla sui piedi davanti alla porta la spedisce sulla coscia di Spinazzola, dopo aver sbattuto nel primo tempo su una delle grandi parate di Gigione, il portiere muto che dopo la fuga dal Milan non parla con la stampa ma continua per fortuna a parlare con le mani.

Senza contare che alla fine il derby di Milano esalta anche Nicolò Barella, che magari non brilla per continuità, ma sta diventando insostituibile nel centrocampo di Mancini e quando gli capita il pallone giusto tra i piedi lo mette dentro senza tanti complimenti.

E se proprio non lo abbiamo visto sempre al cento per cento nel resto dell'Europeo, lo perdoniamo pensando che dal lockdown dell'anno scorso ad oggi ha giocato qualcosa come 72 partite, oltre cinquemila minuti in campo. Per fortuna ha trovato il tempo anche per fare il gol che ha spaccato la partita.

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