Il 29 maggio 2011 è una data scolpita nella memoria dei tifosi dell'Inter. Quel giorno, la squadra di Leonardo conquistava la sua settima Coppa Italia battendo 3-1 il Palermo grazie alla doppietta di Samuel Eto'o e al sigillo di Diego Milito. Da allora, nisba. La società nerazzurra non ha più vinto un trofeo, contro i 6 conquistati nelle ultime tre stagioni dalla Primavera guidata da Davide Vecchi. Si sa, le grandi squadre hanno bisogno di giocatori pronti per il calcio che conta. Ma quando si hanno in casa tanti giovani bisogna avere il coraggio di puntare sui più promettenti, cui va dato modo di sbagliare.
Il tempo sarà galantuomo.
Una strategia che l'Inter di oggi non ha alcuna intenzione di adottare. Negli ultimi giorni, il ds Ausilio è impegnatissimo a perfezionare una serie di operazioni in uscita per incassare i soldi necessari per non incorrere nelle ire della Uefa. Il fair-play finanziario voluto da Platini è una cosa seria ed entro il 30 giugno bisogna avere i conti a posto. Per farlo, la società nerazzurra sta cedendo uno dietro l'altro i talenti più fulgidi della sua Primavera più vincente di tutti i tempi. Il palmarès parla molto chiaro: 2 scudetti (2017 e 2018), altrettanti Tornei di Viareggio (2015 e 2018), una Coppa Italia (2016) e una Supercoppa Italiana (2017).
Numeri straordinari che non sono bastati alla nidiata di Vecchi per conquistare le porte del Paradiso, o più prosaicamente quelle della prima squadra. Come ricorda giustamente Sport Mediaset, quest'anno il giovane Pinamonti è stato aggregato alla banda di Spalletti ma non ha mai giocato. Dalla sua cessione l'Inter vuole ricavare un gruzzolo di 7 milioni di euro e in questo il procuratore Mino Raiola può essere un valido alleato. Ma la lista dei "morituri" è lunghissima: Zaniolo (4 milioni), Emmers (4 milioni), Bettella (3 milioni), Valietti (2 milioni), Odgaard (4 milioni) hanno il destino segnato e con loro Radu, che andrà al Genoa.
"Entro il 30 giugno mettiamo i conti a posto, poi pensiamo a rinforzare la squadra aggiungendo ai vari Asamoah, De Vrij e Martinez qualche altro innesto fatto e finito. I giovani sono carne da macello, è inevitabile". Sembra quasi di sentire queste parole uscire dalle bocche del management nerazzurro. "È giusto così", penserà qualcuno. Ma ne siamo sicuri? Questa ricetta ha portato al fallimento della nazionale italiana ai Mondiali 2010 e 2014, per non parlare poi della mancata qualificazione a Russia 2018. Solo ripartendo dai giovani, consentendo loro di giocare le partite internazionali (cfr.
le ultime dichiarazioni del c.t. Roberto Mancini), potrà iniziare un nuovo ciclo vincente per la squadra azzurra.Altrimenti il futuro del calcio italiano sarà sempre più arido e improduttivo.
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