Inter, non basta Lautaro

Bolognesi avanti, Dumfries e il Toro per il 2-1, ma Holm gela S. Siro. Occasione persa per i nerazzurri che con ancora una partita da recuperare volevano incollarsi al Napoli

Inter, non basta Lautaro
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Un asterisco in meno, ma un solo punto in più e alla fine i rimpianti sono di tutti. Dell'Inter che con Taremi sbaglia in volata un paio di gol quasi fatti, ma perché non del Bologna, che parte forte, gioca meglio, va in vantaggio e poi rimonta e non rinuncia mai al suo calcio? Sotto le Due Torri c'è vita anche dopo Thiago Motta. Canovaccio scontato. Italiano la mette subito sul ritmo, aggressione molto alta e Inter schiacciata nella sua metà campo. Inzaghi lascia fare, gioca sul palleggio, smorza la velocità e aspetta l'errore per ripartire.

Eppure va in vantaggio il Bologna, perché la sua partenza a mille all'ora è perfetta. Ndoye è una freccia inarrestabile, Castro un campione in prospettiva, centravanti capace di giocare spalle alla porta come correndole incontro, Odgaard toglie spazio e fiato ad Asllani. Nel primo quarto d'ora, Moro calcia due volte al volo dal limite: la prima centra il palo (con deviazione di Sommer), la seconda trova il destro di Castro, che anticipa De Vrij e beffa il portiere.

Italiano non frena, come sempre. Come se le sue squadre non ne fossero capaci, o forse è l'Inter che non gliene lascia nemmeno il tempo: 3 minuti e Dumfries pareggia. Contropiede perfetto, nato da un recupero di Bastoni a metà campo su Odgaard, uno di quei colpi che nel vecchio calcio erano fallo, ma ora non più, basta toccare prima il pallone, e Bastoni lo fa, tutto il resto non conta. L'Inter in casa e in svantaggio pareggia in contropiede e in contropiede va anche in vantaggio, pochi secondi prima del riposo: l'arbitro non vede la deviazione di Zielinski, sarebbe angolo e il tempo finirebbe lì, invece l'azione riparte, l'imbucata di Zielinski per Dimarco è bellissima, così come è perfetto il centro del terzino per Lautaro, 2 contro 2, due passaggi e un tiro, 2 a 1 per l'Inter.

Quello dell'Inter è un contropiede diverso rispetto a quello dell'anno scorso, più classico se vogliamo. Un anno fa, l'Inter ripartiva in massa, si rovesciava in pochi istanti nell'accampamento che il nemico lasciava sguarnito, l'occupazione degli spazi era perfetta, c'era un nerazzurro in ogni angolo dell'area. Stavolta è più il frutto di un basso blocco difensivo, fiondata e fuga, individuale o quasi. Una scelta, non un caso. E l'assenza di Calhanoglu e Mkhitaryan non ne è estranea. Il pareggio del Bologna è frutto di calcio avvolgente, lo segna Holm, ma lo propizia Orsolini, che sfrutta la bassa statura di Dimarco: la sua posizione in area era giusta, da quinto, diagonale perfetta.

Fosse stato solo un po' più alto avrebbe impedito che il pallone finisse sui piedi buoni di Orsolini, invece no ed è finita in pareggio, per la rabbia di Inzaghi (ammonito, sarà squalificato) che ce l'ha un po' con tutti, più che altro con l'arbitro. Napoli e Atalanta ringraziano: il primo posto di Conte ora non è più solo virtuale, mentre Gasperini resta nella scia di Inzaghi. Lo scudetto è sempre una corsa a tre.

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