Il legame fra il Milan e Inzaghi è stato sempre molto forte, e in questi giorni in cui l'ex bomber è diventato il nuovo tecnico del "Diavolo" lo è ancora di più. Da tempo "SuperPippo" pareva destinato alla panchina del club di Berlusconi, e già lo scorso Gennaio, al momento dell'esonero di Allegri, la sua promozione alla squadra maggiore sembrava ad un passo. Arrivò invece Seedorf, con un ambizioso progetto pluriennale naufragato, però, nel breve volgere di pochi mesi fra rabbia e rancori reciproci. Ora, finalmente, tocca a lui.
Si presenta in modo deciso al cospetto di quelli che sono sempre stati i suoi tifosi:
"Ho intrapreso questa professione due anni fa, sperando di allenare un giorno il Milan. Darò tutto me stesso".
Prima missione del nuovo tecnico è "ricreare il Dna Milan, con un gruppo di uomini veri e un mister vero". Una frecciata all'ex allenatore? A scanso di equivoci, Inzaghi chiarisce: "Non giudico chi mi ha preceduto". Ripartire non sarà facile e lo sottolinea lo stesso neo-allenatore, ripetendo spesso durante la conferenza che la squadra "arriva da un ottavo posto" e sarà necessaria un po' di pazienza, in particolare da parte dei tifosi.
Fra gli auguri e i consigli giunti da altri tecnici, Inzaghi cita il bianconero Conte:
"Mi ha detto che l'unica cosa che cambia quando fai l'allenatore è che non dormi più la notte...".
Il suo modello, però, non è la Juventus dei record e dei tre scudetti consecutivi, ma due squadre straniere: l'Atletico Madrid di Diego Simeone e la Germania di Low. Dell'Atletico apprezza l'organizzazione a livello tattico, e a svelare il suo debole per la nazionale tedesca è Adriano Galliani, seduto al suo fianco:
"Pippo impazzisce quando vede la Germania e i movimenti degli esterni. Il suo credo è lo stesso".
Troppo presto per parlare di modulo, anche se Inzaghi predilige il 4-3-3 e il 4-4-2:
"Non voglio imitare nessuno"- si sente in dovere di precisare - "porterò il mio metodo e farò il possibile affinché la squadra recepisca la mia ambizione e la mia voglia di vincere".
La fiducia negli elementi della rosa è alta, ma qualche intervento sul mercato sarà necessario se si vorrà far meglio dell'ottavo posto dello scorso campionato. Risultati sì, ma non solo: Inzaghi vuole portare anche spettacolo, con un Milan dall'approccio offensivo "che faccia paura agli avversari che si presentano a San Siro".
La ricetta prevede entusiasmo ma anche rabbia, per l'Europa sfumata ed una stagione in cui a metà settimana non si potrà fare altro che guardare le rivali giocare. Impossibile evitare poi l'argomento Balotelli: le voci su una cessione si fanno ogni giorno più insistenti, ma Inzaghi parla dell'attaccante azzurro come se queste voci non esistessero e Super Mario fosse un punto fermo della sua futura squadra.
"Le critiche ricevute in Nazionale devono fortificarlo"- afferma il tecnico -"Sarà mio dovere valorizzarlo al massimo. Può fare la differenza".
Le qualità tecniche di Balotelli, insomma, non si discutono; quello che lascia spesso perplessi è il suo atteggiamento, sia in campo che fuori. Inzaghi lo sa bene e, pur senza nominare mai l'attaccante rossonero, lo sottolinea:
"Perdonerò sempre un errore tecnico, ma non perdonerò mai un atteggiamento sbagliato".
Fuori dal rettangolo verde è vietato sbagliare: questo il messaggio che Inzaghi, indirettamente, fa recapitare a Balotelli. In questo caso, "SuperPippo" si basa anche sulla sua esperienza di attaccante: senza fare vita da atleta, non si vince. La prima regola ferrea, per Inzaghi, è proprio questa. "Siamo ben retribuiti"- conclude il tecnico -"e facciamo il mestiere più bello del Mondo".
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