La prima immagine che ti viene in mente è quella di una lampadina in esaurimento. Una fioca luce che non riesce a illuminare l'azzurro. A Edimburgo finisce male. La Scozia fa il suo compito, segna 5 mete contro l'Italia e negli ottanta minuti sull'erba di Murrayfield si limita a controllare un inizio che mette subito in chiaro i valori in campo. Bastano 8 minuti ai padroni di casa per scappare nel punteggio. Lo fanno nel modo che conosco meglio: continuo lavoro ai fianchi prima di finalizzare con Rory Darge. L'uno-due è completato da Huw Jones che lanciato dai chip di Van per Merwe si apre una tangenziale verso la meta per iniziare a disegnare la giornata ideale da raccontare ai nipotini. L'Italia resta alla finestra, rallentata dagli scozzesi. E se non fosse per i calci di Allan ci sarebbe anche poco da sperare quando White segna la terza meta in mezzora. Per fortuna la tomaia dell'estremo azzurro con ascendenze da highlander ci riporta in scia a una meta di distanza. Allora ci speri anche se il pallino del match resta in mano ai padroni di casa. Se l'Italia regge il confronto solo in mischia ordinata, è nell'area del placcaggio che il dominio scozzese si fa sentire. Quella meta che manca arriva quando la lampadina azzurra regala l'ultimo bagliore. Ci pensa Brex che si ritrova il più bel pallone da intercettare: un regalo su un piatto d'argento che ci porta nel mondo dei sogni che stavolta però non si avverano. Sulla perfetta parità la Scozia preme ancora sull'acceleratore, un altro uno-due di Huw Jones segna la svolta proprio nel momento in cui gli azzurri hanno una possibilità. «Sul 19-19 ho avuto la sensazione che il momento della partita era cambiato - dice Quesada a fine partita - poi sono arrivate quelle due mete che ci hanno tagliato le gambe. Due mete nate su situazioni sulle quali di solito abbiamo già dato prova di saper difendere». La doccia fredda, scozzese per definizione, stavolta arriva ghiacciata. Il parallelo con la sfida vinta all'Olimpico un anno fa affolla le parole del dopopartita. «Allora siamo riusciti a rovesciare un inizio così così - dice Nacho Brex, l'autore dell'unica meta azzurra - Stavolta no. Ma nessuno in questo sport gioca per perdere. Siamo stati in partita ed è già questa una buona condizione di partenza». Non c'è spazio per le autoassoluzioni e te lo dice la faccia di Quesada inquadrato nel finale di partita proprio quando gli azzurri regalano tre possessi alla Scozia a ridosso nella linea di meta dei padroni di casa. Tre potenziali occasioni finite però tra le mani di una difesa scozzese parecchio abile a prosciugare le velleità azzurra. Così ora nel mirino c'è il Galles, sabato prossimo all'Olimpico di Roma, e il fattore tempo stavolta conta parecchio. «Da lunedì cominceremo a pensare ai dragoni. - dice Quesada -.
Ma lo faremo con una partita in più sulle gambe e con una settimana di allenamenti per il gruppo. Significa tanto, anche per evitare certi errori che, commessi all'inizio, troppo spesso finiscono per complicarci la vita».
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