Jorginho, la Svizzera e l'incantesimo Wembley

Dal rigore fallito nella finale di tre anni fa contro l'Inghilterra, solo errori per l'Italia: quattro di fila

Jorginho, la Svizzera e l'incantesimo Wembley
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Dici Svizzera. Pensi a Jorginho. A quel Mondiale sulla sabbia del Qatar rimasto lontano appena undici metri. Anzi, ventidue. Perché i rigori sbagliati sono due. A Basilea e a Roma. In realtà sono quattro di fila, tutti gli ultimi tirati dall'Italia, se si contano anche gli errori, alla fine indolori, contro la Macedonia del Nord nelle qualificazioni al torneo continentale tedesco e soprattutto nella finale europea di Wembley contro l'Inghilterra, che per fortuna rinviò solo di qualche secondo la festa. Non propriamente un cecchino. Lui che condivide con Roberto Baggio il primato degli azzurri che si sono presentati sul dischetto: dieci volte. Ma se il Divin Codino nazionale ha una percentuale d'infallibilità del 90 per cento (9 su 10 segnati), Jorginho ha una poco entusiasmante possibilità di fallire del 40 per cento. Un tabellino pieno di buchi peggio di un emmenthal svizzero.

Già perché la Svizzera è il suo incantesimo. E altro che non avere paura di sbagliare un calcio di rigore... Anche no. Il coraggio non manca al trentaduenne play nato in Brasile, ma calcisticamente italiano da sempre. Lui che alla madre disse nel giorno in cui si trasferì a duecento chilometri da casa per inseguire il suo sogno: «Non butterò via la mia occasione di giocare in Europa perché i bagni sono sporchi». Non lo fermò la fatiscente scuola calcio che era un trampolino di lancio verso il Vecchio Continente.

Giovanili del Verona, Sambonifacese e Verona le tappe prima dell'incontro con Maurizio Sarri. Il suo fraseggio corto all'apparenza inutile diventa fondamentale nello show napoletano e poi nel Sarriball londinese. Passaggi sbagliati pochissimi, palloni intercettati tantissimi. L'assist non un marchio di fabbrica. Ma ci sarà un motivo se chi ce l'ha lo fa giocare. Lampard, Tuchel e Arteta. Lo stesso Spalletti dopo l'era Mancini gli ha affidato le chiavi dell'Italia.

E però non è ancora il play che ci ha fatto da metronomo in Inghilterra. Lo si è capito con la Spagna e a un certo punto Spalletti è sbottato: «Jorginho se la venga a far dare, se no è inutile che giochi». Fuori dopo un tempo. Sembrava una bocciatura insanabile. E però nel patto di spogliatoio confermato involontariamente da Spalletti nella sua sparata di Lipsia, Jorginho ha trovato posto anche con la Croazia: «È l'unico giocatore di esperienza che sa far girare la palla». Ma non è andata meglio. Fuori anche contro Modric e soci, a dieci dalla fine. Posto lasciato a Fagioli. Chiamato da Spalletti a sorpresa dopo sette mesi di squalifica.

Il ct in «Fagiolino» ci crede, a tal punto che potrebbe pure essere la novità anti Svizzera. Anche perché dai cantoni vicini al confine già si sentono le provocazioni: «Se c'è un rigore per l'Italia speriamo lo batta Jorginho».

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