Si potrebbe incominciare dalla fine che è anche il sostantivo che chiude la stagione europea della Juventus. La fine sono i fotogrammi di un vicepresidente che, negli ultimi minuti della partita, scende a bordo campo e prende a calci un cartellone pubblicitario. Questo non si era mai visto nei libri di storia del cosiddetto stile Juventus, una immagine elegante ed educativa per celebrare il centenario dalla nascita di Gianni Agnelli.
Si potrebbe proseguire con un altro fotogramma, la barrera de miedo, come l'hanno definita gli spagnoli, la barriera della paura che si squarcia come un muretto di cartongesso, Cristiano Ronaldo volta le spalle, è il simbolo di quello che sta per accadere tra lui e il club, tra lui e la squadra, un epilogo imprevisto per un fuoriclasse indiscutibile che però ha goduto, e continua a godere, di privilegi esclusivi, al di là del suo salario. Si potrebbe aggiungere la traversa colpita da Cuadrado, un altro segnale di una serata maligna. Ma si potrebbe soprattutto ricordare come siano stati due ragazzi, De Ligt e Chiesa, il futuro della Juventus, a mettere la faccia per commentare l'eliminazione, mentre i soliti ignoti stavano dietro le tende, stavolta non esibendo i sorrisi di corte per nuovi tornei. Andrea Agnelli di questo si sta occupando, una nuova formula che renda la Champions più attraente, dal punto di vista contabile presumo, perché l'istantanea tecnica della Juventus è sfocata, grigia, non offre alcuna garanzia, anzi è apatia al primo livello con rarissime eccezioni. Il presidente ha scelto Andrea Pirlo per una nuovo progetto. Non è ancora chiaro di che cosa si tratti, non credo il calcio liquido con il quale l'allenatore ha incantato gli stolti, credo un disegno che partirà dai giovani e dovrà sopportare sofferenze e ritardi di risultati.
Qualunque nuova filosofia dovrà prescindere da Ronaldo che la bloccherebbe così come ha condizionato la svolta Sarri. La Juventus avrebbe bisogno di riformarsi, non soltanto cambiando, come è accaduto, alcune figure del management. Avrebbe bisogno di rinunciare agli affetti per non commettere gli stessi errori di Massimo Moratti, più tifoso che spietato dirigente. Si è conclusa, e non martedì sera, un'epoca forte di Chiellini, di Buffon (entrambi al ritiro, a giugno), così dovrebbero esaurirsi le relazioni con Bernardeschi o Ramsey, cercando di chiarire l'esatto valore delle cosiddette promesse, McKennie o Demiral, piccole note a margine e non di razza bianconera. Resta da risolvere il caso Dybala. Si dovrà fare punto e a capo, in campo e in sede. Lo dovranno fare gli azionisti di riferimento, il bilancio economico e finanziario ha raggiunto una criticità che abbisogna di un intervento o esterno, con investitori bene identificati, fondi americani e simili, o con un nuovo aumento di capitale.
Un punto cardinale è il contratto di Cristiano Ronaldo che andrà a scadenza nel duemila e ventidue, anno della coppa del mondo in Qatar. Voci francesi riferiscono di un interesse del Paris St. Germain che dovrà lasciare Mbappé a Zidane e al Real Madrid, sarebbe questa una scialuppa, anzi un panfilo di lusso, per i conti juventini ma soltanto l'azienda CR7 deciderà il futuro, suo e della squadra.
Ora la Juventus rischia di restare intossicata dal veleno di Champions, dunque scivolando ancora in campionato. Ma, a pensarci bene, leggendo serenamente la realtà continentale, l'eliminazione è arrivata con un turno di anticipo.
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