Juve e Toro contro i numeri. "La storia non va in campo"

Allegri: "Al fischio d'inizio partiamo alla pari, non da 12 derby vinti". L'ex Moretti: "Serie negativa lunga? Non è un motivo per non crederci"

Andrea Agnelli e Urbano Cairo
Andrea Agnelli e Urbano Cairo

Torino - «Non abbiamo ancora fatto niente, dobbiamo vincere», dice Allegri. «Siamo una squadra che può mettere in difficoltà chiunque - si fa coraggio Moretti -. Lo scorso anno abbiamo chiuso il derby in crescendo e loro sostituirono un attaccante (Llorente, ndr ) con Padoin. Non vinciamo da tanti anni? Non è una ragione per non crederci».

Benvenuti al derby della Mole. Squilibrato sulla carta, poi chissà: il luogo comune è sempre dietro l'angolo, inutile persino ripeterlo. Signora strafavorita, da qui si parte comunque: sono lontani i tempi in cui, pur dominando magari in classifica, a Zoff e compagni capitava di patire l'atmosfera della stracittadina. Al giorno d'oggi non succede o almeno non è tra gli eventi più pronosticabili: a tavolino però non vince nessuno e quindi largo ai novanta minuti in uno Stadium che non sarà esaurito perché i tifosi granata diserteranno quasi in massa, non volendo regalare soldi ai cugini e magari perché quasi rassegnati al risultato finale. Sarà ovviamente la Juve a dover fare la partita, con alle spalle i 24 successi di fila casalinghi in campionato e pure il bilancio messo insieme da quando Allegri è passato al 4-3-1-2: quattro successi di fila, 15 gol fatti e 2 subìti. La Signora riparte da qui, il Toro dai fischi presi contro il Sassuolo e dall'incoraggiante prova di Europa League contro il Bruges. Di qua uno schiacciasassi o suppergiù, di là un gruppo volenteroso e magari battagliero aggrappato a Quagliarella, figliol prodigo ma anche “Grande Ex” della partita capace di segnare in bianconero 30 reti in 102 presenze: in attacco il Toro è quasi solo lui, anche se Amauri (altro ex che, da juventino, in un derby ha pure segnato) sogna un pomeriggio da protagonista.

«I numeri sono importanti, ma al fischio iniziale non saremo in vantaggio di dodici o tredici derby a zero - il parere di Allegri -. Per noi si tratta di una partita fondamentale, utile a dare continuità ai nostri risultati. Il nuovo modulo ci ha regalato ancora più stimoli, ma nei giudizi ci vuole equilibrio e alla fin fine dobbiamo ancora centrare l'obiettivo degli ottavi di Champions. In campionato stiamo facendo bene ma è ancora tutto in ballo, con la Roma sempre dietro di tre punti. Manteniamo il profilo basso: nel calcio si fa in fretta a diventare una squadra di somari». Metti mai che gli sfottò settimanali di Andrea Agnelli abbiano solleticato l'orgoglio granata e la frittata sarebbe dietro l'angolo: «Il Toro ha gli stessi punti dell'anno scorso, ottima organizzazione di gioco e buoni giocatori come El Kaddouri e Quagliarella. Mi aspetto una sfida equilibrata». Che la Juve affronterà schierando in attacco il solito Tevez (12 gol in 16 presenze finora: a segno anche nell'ultimo derby vinto 1-0, mimando poi «una tromba, strumento molto usato nella cumbia argentina») in coppia quasi certamente con Llorente, cui «due panchine hanno fatto bene: andarci è utile, crea attenzione e stimoli diversi. Morata? Purtroppo ha sbagliato quel gol a Malmoe, ma ha sempre cattiveria. A Roma invece non è entrato nel mondo giusto: può succedere, anche se non dovrebbe». Per il resto, tornerà Evra e a centrocampo nulla dovrebbe cambiare pur se non è escluso che riposi Pirlo.

Quanto al Toro, El Kaddouri a supporto Quagliarella unica punta e rigorista designato. Ma, se mai i granata avessero un rigore a favore, occhio ai colpi di scena: tra lo scorso campionato e quello attuale, ne hanno sbagliati cinque di fila.

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