La partita odierna è doppia. Ed è certamente più importante quella che si gioca fuori dal campo, dal momento che dalle decisioni della Procura Federale dipenderà la nuova penalizzazione che sarà inflitta alla Juventus e, con essa, la classifica che verrà a crearsi. Annessi e connessi compresi, con un possibile nuovo ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni e la sempre più probabile nuova penalità legata al filone sulla manovra stipendi se non si arriverà a un patteggiamento.
Ciò premesso, i bianconeri hanno ancora 270' da onorare sul terreno di gioco: i primi novanta li disputeranno stasera a Empoli, poi mancheranno la sfida contro il Milan di domenica prossima e quella di Udine del 4 giugno. Obiettivo: chiudere il campionato al secondo posto per raggiungere la sufficienza (striminzita) che la piazza d'onore garantirebbe a quella che Allegri ha definito una stagione folcloristica. Aggettivo che ben si adatta anche ad alcune delle affermazioni fatte ieri dal tecnico livornese, finito nel tritacarne delle polemiche social per come ha zittito Szczesny, reo di avere espresso qualche critica al gioco e al bilancio stagionale bianconero: «A Siviglia la squadra ha fatto tutto nel migliore dei modi. Dopo la partita bisognerebbe stare zitti, già faccio fatica io a parlare. A caldo si possono dire cose inesatte». E ancora: «Szczesny non parla bene l'italiano e magari ha sbagliato i termini». Bersaglio del tutto sbagliato, a dirla tutta: il numero uno bianconero ha una padronanza della lingua persino superiore a quella di alcuni calciatori italiani e il suo pensiero non era per nulla equivocabile. Risultato: Allegri si è tirato da solo una zappa sui piedi e sui social sono stati in tanti a rinfacciargli il non gioco della Juve e i risultati al di sotto delle attese. Nervoso o no, l'allenatore bianconero si è poi spinto dove per esempio Spalletti fresco di scudetto con il Napoli non ha ancora osato: «Io ho un contratto di due anni e per mia scelta rimango al 100%. Poi posso decidere dalla mia parte, non al posto degli altri». Il che suona tanto come un guanto di sfida o qualcosa del genere: 43 milioni lordi non sono bruscolini per nessuna società, tanto meno per questa Juventus. Certamente in difficoltà, con uno spogliatoio probabilmente non più monolitico e un allenatore che forse ha cominciato ad annusare una strana aria: «Non sono nella testa degli altri, né so se ci siano valutazioni diverse. Io posso solo dire qual è la mia scelta, per il resto vedremo. Al momento siamo concentrati sul finale di stagione. L'anno prossimo vedremo la Juve se parteciperà alle coppe o meno e la dirigenza farà le sue valutazioni. Noi dobbiamo continuare a lavorare per quello che ci è stato chiesto di fare: arrivare tra le prime quattro per giocare la Champions».
Con un clima del genere, la partita di Empoli diventa
quasi un inutile orpello. Al pari della dichiarazione d'amore di Pogba («farò del mio meglio per tornare, per aiutare la Juve e per conquistare titoli»), una delle ragioni per cui l'attuale Signora non conosce più il sorriso.
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