Juve, l'ora di cambiare. Allegri alza la voce ma serve il coraggio

Il centrocampo titolare in difficoltà: tocca ad Alcaraz. E sarebbe il momento di Yildiz con due attaccanti

Juve, l'ora di cambiare. Allegri alza la voce ma serve il coraggio
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Cambiare qualcosa si può. E magari a questo punto si deve anche. Perché nelle ultime quattro giornate la Juventus ha messo insieme solo due punti e visto erodersi parte del vantaggio accumulato sulla quinta in classifica: vero che la qualificazione alla prossima Champions League non appare per il momento in pericolo, vero anche che un cambio di marcia dovrà comunque esserci per non rendere affannoso lo sprint finale.

Cambiare, quindi. Senza esagerare, ma comunque provando a migliorare qualcosa e a chiarirsi le idee sulle potenzialità di alcuni giocatori anche in ottica futura. Dato per ormai perso definitivamente il treno scudetto, la Signora dovrà per esempio capire se Alcaraz può essere un giocatore su cui puntare nel 2024/25: il possibile riscatto a una cifra di poco inferiore ai 50 milioni necessita infatti di una controprova legittimata da quanto l'argentino saprà proporre sul campo. E, per capire quale siano effettivamente il suo valore e le sue potenzialità, il giocatore arrivato a fine gennaio dal Southampton avrà bisogno di giocare dal primo minuto: dipinto come erede di Vidal - una sorta di tuttocampista dall'animo guerriero, capace di inserirsi in zona gol ma anche di offrire la giusta copertura alla difesa finora è rimasto sul terreno di gioco per meno di un'ora. Impossibile insomma azzardare un giudizio, cosa che sarà invece necessaria di qui alla fine del campionato: Allegri e Giuntoli lo sanno ed è probabile che fin dal match di domenica prossima contro il Frosinone l'argentino avrà più spazio.

Il nocciolo della questione sarà però probabilmente un altro e riguarda un possibile cambio modulo o, per lo meno, la capacità di aumentare il tasso tecnico della squadra. Tradotto: fare coesistere il più possibile Chiesa e Yildiz, ovviamente insieme a Vlahovic.

Dopo averci provato senza troppi risultati nel finale della gara contro l'Udinese schierandoli entrambi sulla fascia sinistra, a Verona Allegri li ha tenuti in campo contemporaneamente per una dozzina di minuti: troppo poco (appunto) per farsi un'idea di quello che i due potrebbero proporre in fase di possesso, magari sui lati opposti del campo. «Il calcio non è un'equazione, serve equilibrio le parole del tecnico bianconero -. Ci vuole poco a distruggere tutto». Rimanere fermi sulle proprie posizioni, però, potrebbe alla lunga risultare controproducente.

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