Nessun miracolo: la Juventus termina il proprio percorso in Champions League in netto anticipo rispetto alle previsioni. Per rimanere attaccati al sogno della qualificazione agli ottavi di finale, i bianconeri avrebbero dovuto vincere a Lisbona contro il Benfica, formazione che nell'attuale stagione non ha mai perso nelle venti partite disputate tra campionato, Champions e Coppa del Portogallo. Come non detto: al Da Luz, la squadra di Allegri è stata battuta 4-3 e dovrà cercare di fare risultato la settimana prossima contro il Psg per difendere il terzo posto nel girone che le permetterebbe di partecipare all'Europa League. Nel frattempo va preso atto del fallimento di Allegri, estromesso per la prima volta in carriera nella fase a gironi: alla Signora non accadeva dal 2013/14, con Antonio Conte in panchina e la celebre giornata della neve a Istanbul contro il Galatasaray. Oltre che per il pessimo risultato sportivo, l'eliminazione dall'Europa che conta porta con sé anche un guaio economico non indifferente, quantificabile intorno ai 30 milioni: adesso non resta che voltare pagina e fare il possibile per raggiungere almeno la quarta piazza in campionato, pena altri disastri per le casse societarie.
Serata intensa, come è ovvio che sia non essendoci più un domani. Dopo l'1-2 subìto allo Stadium a settembre, la Juve si presenta a Lisbona con mille assenze e dovendo anche rinunciare ad Alex Sandro per un fastidio accusato nel riscaldamento: esordio europeo per Gatti, prima di ieri in campo solo in serie B e contro Spezia e Salernitana. In attacco, al fianco di Vlahovic, la sorpresa è la conferma di Kean: la realtà è però che i bianconeri non hanno nemmeno la possibilità di provarci, ché il Benfica aggredisce e passa in vantaggio quasi subito grazie a un colpo di testa di Antonio Silva (classe 2003) deviato proprio da Gatti. Succede di tutto, in pochissimi minuti: la Juve pareggia con Kean in seguito a una prima conclusione di Vlahovic e all'intervento del Var, quindi l'ex interista Joao Mario trasforma un rigore concesso per un mani, certamente involontario, di Cuadrado. Tutto in meno di mezz'ora, in uno stadio caldissimo. Kostic pennella per Vlahovic, ma la palla finisce alta e il Benfica non perdona: super assist di Joao Mario, difesa bianconera scoperta e gol di tacco di Rafa Silva, un quasi fenomeno che ha scelto di non andare ai Mondiali a 29 anni «per motivi personali».
La Juve fa quel che può, ha anche una buona chance con Kean ma al riposo il doppio svantaggio (peraltro mai, in Champions, i bianconeri avevano subìto tre reti prima di metà gara) è montagna troppo alta da scalare.
Quel che segue è una ripresa in cui la Signora rischia il tracollo ma, grazie ai suoi giovani, reagisce anche: Rafa Silva segna la sua doppietta personale, Vlahovic saluta per un fastidio muscolare, Milik e McKennie accorciano fino al 3-4. Non basta, però. E la Juve affonda. Definitivamente.
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