Genova - In 14 secondi la Juve stravince meritatamente una partita che strameritava di perdere. Al Ferraris va in scena il calcio. Perché c'è tutto nell'1-3 finale. Gol spettacolo, storia, passione, tifo pulito. E quell'imponderabile bellezza di uno sport che sfugge a ogni regola.
I 14 secondi sono quelli che trasformano Bertolacci dal protagonista di una grande partita del Genoa nel primo responsabile della remuntada bianconera. È il 15' del secondo tempo, i rossoblù padroni di una Juventus stordita. Ma il tabellino dice solo 1-0 per il gol di Immobile. L'ex Borriello ha appena colpito una traversa a Buffon battuto, Sampirisi ha già scheggiato il palo di una porta vuota. La ripresa è la fotocopia dei primi 45 minuti, durante i quali il Genoa aveva già sbagliato tre gol con Immobile e Borriello davanti a Buffon, oltre a diverse altre azioni pericolose. Mentre i campioni d'Italia hanno all'attivo solo un palo in contropiede di Giovinco e una palla sprecata da Matri a centro area.
Non conta nulla, il tabellino dice 1-0 e sempre l'ex centravanti juventino è un trascinatore. Recupera palla a centrocampo, scambia stretto con Immobile e Antonelli che serve Bertolacci in area. Solo e davanti a un Buffon già in volo disperato dall'altra parte. L'uomo che fino a quel momento aveva cancellato dal campo Pirlo, centra il piede del portierone. Mentre il Genoa si dispera, passano quei 14 secondi. E la palla è già nell'altra area, scaraventata giù verso una difesa del Genoa che non sarebbe scoperta. Ma Vucinic appena entrato offre al limite dell'area una palla comoda che Giaccherini piazza nell'angolo. Ora è 1-1, il resto non conta.
Anche perché De Canio è costretto a togliere Bovo per inserire Granqvist, mentre Conte suggerisce a Carrera di mettere, dopo Asamoah e Vucinic, anche Lichtsteiner per un inesistente Caceres. L'allenatore in tribuna «firma» proprio con i cambi il sorpasso sul maestro De Canio, che fino a quel momento lo aveva battuto. Al 31' la discesa di Asamoah, altra mossa tardiva ma vincente di Conte, stravolge anche la partita dell'altro giocatore simbolo della grande giornata rossoblù: Sampirisi si concede una leggerezza di inesperienza entrando in scivolata sull'ex udinese appena entrato in area dal fondo. Rigore che Vucinic non sbaglia. Sorpasso completato. Ma la Juve merita di stravincere quando non si ferma e spiega al Genoa che differenza c'è tra dominare e segnare un solo gol e sfruttare invece al massimo ogni occasione. Così, proprio mentre i rossoblù stanchi cercano il pari è ancora Asamoah a chiudere in scivolata un'azione dalla destra tutta firmata dai tre subentrati, protagonisti del mini turn over. Lichsteiner e Vucinic si tirano addosso la difesa e la palla che attraversa la porta di Frey è spinta in rete dal numero 22 juventino. 3-1 e partita finita.
La prova di forza della Juventus è impressionante. Dopo un'ora esatta in balia degli avversari, cambia marcia e manda un messaggio a tutti, agganciando in vetta Lazio e Napoli. La partita del Ferraris dice a Conte che i suoi giocatori non sono tutti uguali e che senza la spinta di Asamoah e Lichsteiner non si può snobbare nessuna squadra. Tantomeno un gran bel Genoa che alla fine con De Canio dirà: «Gara decisa dai singoli episodi, a partire dalla mancata espulsione di Bonucci. L'altro è la grande parata di Buffon su Bertolacci sull'1-0». E sul rigore: «Che bravo Asamoah, un attore nato».
Veleno che si aggiunge a quello per l'assurdo deferimento per la storia delle maglie tolte lo scorso anno e con un presidente Enrico Preziosi «presente» in tribuna (con una sagoma beffarda) dopo aver subito una diffida a seguire la propria squadra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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