L'azzurro tenebra delle donne nel pallone

Forse questo articolo verrà accolto come il solito attacco al politicamente corretto, ma ci proviamo. Agli Europei di calcio le professioniste del pallone hanno fatto la figura delle dilettanti

L'azzurro tenebra delle donne nel pallone

Forse questo articolo verrà accolto come il solito attacco al politicamente corretto, ma ci proviamo. Agli Europei di calcio le professioniste del pallone hanno fatto la figura delle dilettanti. Un azzurro tenebra (per citare Arpino) che ha riportato indietro l'orologio che tanto faticosamente le ragazze di Milena Bartolini avevano fatto correre verso la svolta epocale. E insomma: si può dire? La (giusta) parità di diritti vale anche la (giusta) possibilità di rilevare quel che è successo, anche se in giro c'è un certo giustificazionismo che non sarebbe lo stesso se le prestazioni avessero avuto un altro sesso. Basta snocciolare risultati e dichiarazioni: dopo la prima partita (5 pere dalla Francia) s'è detto che s'era perso per aver pensato «di poter giocare alla pari» (ma guarda...). Al grido di «ci rifaremo» ecco il match con l'Islanda, con Sara Gama che esce immusonita come il miglior Lautaro perché a un certo punto era meglio mettere qualcuna che difendesse davvero. Ma niente paura: «Basta battere il Belgio per passare il turno». Qui parte l'inevitabile campagna contro il biscotto tra Islanda e Francia, che neanche accendono il forno: le azzurre perdono e tornano a casa, e la colpa è del troppo caldo. Nulla da dire invece sui due gol fatti in tre partite, della Gama infuriata come un puma che litiga con le Tv (poi si scusa) e sul fatto che - alèè, òòò - si è fatta una figuraccia. Chiude la Ct: «Siamo state sfortunate, ci rifaremo ai Mondiali». Per carità: questo articolo non è un atto di accusa, ed è anzi ispirato dalla parità del diritti. Grande merito alle calciatrici e al tecnico (alla tecnica?) che ha finalmente portato del donne ad essere fiere di giocare al pallone. Ma quando finisce così, bisogna poterlo dire.

E allora: nel calcio quotidiano a questo punto si sentirebbe esclamare «serve un ricambio!», ma esiste? A forza di parlare (giustamente) di professionismo, ci si è dimenticati che magari, oltre a costruire il tetto, bisognerebbe partire dalle fondamenta. Anche perché poi, come nella vita reale, va a finire che non ci sono più superbonus.

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