Barack Obama e la moglie Michelle non hanno paura dei cambiamenti climatici, come dimostra il villone acquistato tempo fa a Martha's Vineyard, l'isola delle élite, a poche decine di metri dal mare, e pressoché allo stesso livello. Ma i comuni mortali, specialmente quelli che dall'involuzione del clima rischierebbero il lavoro, paura ne hanno, eccome. A cominciare dai responsabili dell'Old Course di St.Andrews, il percorso di golf più antico e prestigioso del mondo, teatro del recentissimo British Open. Scenografico, verde, trasudante tradizione, il percorso si sviluppa in una lingua di terra della costa est che si protende nel Mare del Nord, e già da tempo c'è attenzione a quello che potrebbe avvenire, tra qualche decennio: pericolo non dunque imminente, ma tenuto in forte considerazione.
Si teme ad esempio che la zona sabbiosa che si frappone tra il percorso e il mare, le celebri West Sands, possa tirarsi dietro il mare ed espandersi a coprire alcune decine di metri di percorso, e ancora più preoccupante è la situazione di altri club scozzesi della zona, meno ricchi di risorse per combattere il problema. Che non riguarda ovviamente solo il golf. Anche se non esistono studi definitivi, molti ipotizzano un innalzarsi del livello dei mari di circa 30 centimetri entro il 2100, oltre ad un volume di conseguenze a tutti i livelli che ha per esempio fatto dire ad un gruppo di ricercatori universitari canadesi, nel 2018, che in caso di mancata riduzione delle emissioni Ghg, quelle dell'effetto serra, solo otto delle 21 città che hanno ospitato Olimpiadi Invernali sarebbero in grado di organizzarle ancora.
Le altre avrebbero una temperatura troppo alta, e qualche segnale si ebbe già a fine ottobre del 2019, quando a Kitzbühel, il celebre cittadina austriaca, si dovette ricorrere a neve artificiale per iniziare la Coppa del Mondo di sci. Anche se spesso bisogna districarsi tra informazioni poi superate dal tempo: già nel 2007, in un articolo del Washington Post sull'influenza dei cambiamenti climatici sugli sport, Adrien Duvillard, ex discesista poi responsabile delle piste di Megeve, diceva «entro 10 anni sarà terribile, e se non cambia qualcosa entro 20 non avremo più neve», previsione per ora in parte smentita dai fatti.
Intanto, per combattere tutto questo, crescono le iniziative del mondo dello sport: il Forest Green Rovers, club inglese già predestinato dal nome, ora in terza serie, ha progettato uno stadio interamente in legno, imposto un menù vegano a giocatori e tifosi e utilizza maglie di bambù riciclato, anche se il proprietario
Dale Vince, 60 anni, imprenditore ex hippy, forse ha un pochino tirato la corda finanziando un gruppo di attivisti che - a sua insaputa - ha inscenato una protesta plateale durante Everton-Newcastle dello scorso 17 marzo.
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