Ci sono stati centenari più memorabili. Quello di Monza non ci lascia una foto ricordo da tramandare alla storia perché vedere una gara finire in colonna dietro a una safety car è come mandare in onda un musical senza sonoro. Max Verstappen vince anche il Gran premio d'Italia, il quinto di fila in questa stagione trionfale, sale sul gradino più alto del podio più bello del mondiale che non aveva mai frequentato prima. Si merita i coriandoli, le bollicine italiane, uno dei trofei più inguardabili della stagione, il mare rosso che colora l'asfalto. Quello che proprio non merita sono i fischi. Quelli vanno tutti al direttore di corsa, alla federazione internazionale che ha combinato un pasticcio. È un delitto far concludere dietro alla safety car il gran premio del centenario cominciato con il presidente Mattarella ad ascoltare l'inno cantato da Bocelli (beato lui, perché la regia internazionale ci ha silenziato parte dell'emozione). Quando Ricciardo ha fermato la sua McLaren a Lesmo, Max aveva più di 17 di vantaggio su Leclerc che, nonostante gomme più morbide e fresche, non avrebbe mai recuperato il distacco. Mancavano sei giri. Ma un conto sarebbe stato finire la gara con un tentato assalto, un'altra è veder passare una carovana sotto la bandiera a scacchi sventolata da Giacomo Agostini. Il direttore di corsa (ridate Masi, please) avrebbe potuto esporre bandiera rossa e far ripartire la gara come un anno fa a Baku (quando mancavano solo due giri). Scegliendo la safety car avrebbe almeno dovuta mandarla in pista nel momento giusto, ovvero davanti a Verstappen e non a Russell così magari ci sarebbe stato il tempo per giocarsi la gara con una partenza lanciata come un anno fa ad Abu Dhabi (con la differenza che questa volta tutti avevano cambiato gomme). Alla fine è stata presa la scelta peggiore e la Formula 1 è uscita sconfitta neppure 24 ore dopo un'altra figuraccia: aver atteso quattro ore ad ufficializzare lo schieramento di partenza dopo aver calcolato le penalizzazioni.
Il pasticcio del direttore di gara ha fatto passare in secondo piano la strategia Ferrari che lascia qualche perplessità. Il cambio (dalle Pirelli rosse alle gialle) al 13° giro in regime di Virtual Safety lascia perplessi perché ha obbligato Charles a giocarsi la gara con due stop contro un Verstappen che non soffriva minimamente di degrado di gomme. Per battere la Red Bull forse l'unica strategia possibile era cercare una strada alternativa, questo è anche vero. Ma sarebbe stato interessante costringere Max ad attaccare Leclerc in pista. Magari avrebbe vinto comunque, ma non c'è una controprova.
Il finale di gara anestetizzato ha anche interrotto l'assalto al podio di Sainz, protagonista di una gara aggressiva e divertente, scattata dal 18° posto. Lui è stato l'uomo del giorno. Meritava di poter andare all'assalto del podio.
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