Il vecchio caro mondo del pallone ci sguazza ad ogni mondiale. Comincia ad elencare nobiltà decadute e sorprese ricevute. Il Qatar non è da meno, introducendo alla new generation pallonara e alla via della pensione. Dunque riflettano le nazionali ex campioni del mondo che qui hanno fatto flop: parliamo dall'Italia nemmeno arrivata in Qatar, per poi elencare Germania, Uruguay e Spagna. Su 21 titoli distribuiti nell'albo d'oro, qui se ne sono già persi 11. Su 8 squadre che hanno vinto il mondiale, siamo già arrivati alla metà con la certezza di perderne una quinta dopo Francia-Inghilterra. E non stiamo a sottilizzare se queste siano nobiltà decadute o in decadenza. La Spagna ha floppato con i giovani leoni. E Morata non ha usato mezzi termini: «Il sogno si è chiuso in modo doloroso. Noi siamo i più feriti». La Germania ha trascinato fin qui i vecchi eroi del mondiale 2014, salutoni a Neuer e Muller che non si faranno dimenticare anche se ormai sono vecchie glorie. E mettiam pure il carico sui tedeschi che, negli ultimi due mondiali, sono usciti ai gironi eliminatori, stessa fine fatta dall'Italia vincitrice 2006: fuori ai gironi nei tornei seguenti con l'aggravante di aver saltato gli ultimi due. L'Uruguay aveva svolazzato felice fino ai quarti in Russia, e qui ha salutato nel girone eliminatorio: talvolta servono iniezioni di new generation. Ecco, appunto: in questo incedere di incidenti di percorso fa sussultare il Marocco che propone la bella faccia del calcio arabo. Sorpresa o conferma? Sorpresa agli alti livelli, leggasi quarti, laddove era arrivato al massimo agli ottavi nel 1986. Conferma di una leadership dopo i successi nel campionato delle nazioni africane ed il cammino nelle qualificazioni: 6 successi in 6 partite, un solo gol subito. La difesa è una forza e la Spagna il portafortuna preferito: ai mondiali in Russia, il Marocco subì due sconfitte nel gruppo eliminatorio ed ottenne l'unico pari proprio con gli spagnoli (2-2), dopo essere andato in vantaggio. C'è spazio per la scaramanzia.
Ad ogni mondiale si fa il conto sulla carta d'identità e chi perde comincia ad essere un nobile decaduto: Cristiano Ronaldo non ha perso, ma si è ritrovato in panchina negli ultimi spiccioli di carriera sotto i riflettori. Ha ancora tempo per una rivincita nei quarti contro il Marocco. Ma il primo ceffone all'amor proprio è arrivato. E così Hans Dieter Flick, il ct dei tedeschi, anzi il ct più pagato del mondiale e perfino riconfermato, che ha dimostrato quanto lo stipendio non sia direttamente proporzionale ai risultati. Tra errori suoi ed altri dei giocatori, ha confermato che vincere non dipende tanto da tecnici superpagati quanto da giocatori superdotati. Ed invece il Belgio di una vecchia guardia di talento, sempre presente e mai vincente, ha dimostrato che non basta il talento.
Infine è stato romanticamente decadente il commiato di Lewandowski che, segnato il suo primo gol ai mondiali, ha replicato con un rigore dapprima ciabattato, poi ribattuto con piede migliore. Peggior fotografia non poteva lasciare.
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