Ancora Sanchez, 3 minuti dopo il 90esimo. Il gol del cileno scippa al Torino una vittoria sacrosanta. E guai a chi dice il contrario. Milan e Napoli si godono il pareggio e stavolta l'Inter perde anche il primato virtuale cui si aggrappa da un mese, ricordando la partita di Bologna ancora da giocare. Salerno è stata una parentesi, Liverpool un'illusione: l'ultima in classifica e un avversario demotivato hanno oscurato per qualche giorno una crisi che è evidente nel gioco e conclamata nei risultati. Una sola vittoria nelle ultime 6 partite è troppo poco per la squadra che a Natale dominava il campionato e invece a metà marzo si ritrova con solo 3 punti in più della Juventus (oltre alla solita partita), cui farà visita fra 2 giornate.
Toro corto, compatto, bello. Si sapeva come fossero menzogneri i miseri 2 punti messi insieme nelle 5 precedenti partite. Lo sapeva Inzaghi, che ha evitato di stravolgere la squadra per ovviare alla doppia assenza degl'infortunati di Liverpool (la Champions costa cara, sempre): Ranocchia per De Vrij e Vecino per Brozovic, stesso ruolo ma ovviamente altro livello, e il passo indietro è inevitabile conseguenza. Come contro il Sassuolo (e con l'Empoli in Coppa Italia) senza Brozovic non c'è l'Inter. Vecino non riesce mai a dare i tempi alla squadra, abituata a girare intorno ai mezzi passi e le accelerazioni del regista croato.
Per l'Inter, nel primo tempo giusto 2 punizioni-cross di Calhanoglu: prima Martinez e poi Ranocchia obbligano Berisha a due interventi eccezionali, tra l'istinto e il capolavoro. Il resto è tutto e solo Toro, che corre di più e meglio, spaventa Handanovic già dopo una manciata di minuti con Belotti, segna con Bremer tra i belli addormentati della difesa nerazzurra (8 attorno al pallone, senza prenderlo), sfiora il raddoppio con lo stesso Belotti e con Mandragora, ma soprattutto reclama un rigore già netto dalla tribuna e che diventa solare se rivisto in tv. Il fallo di Ranocchia sul ritrovato Belotti è netto per tutti ma non per il Var Massa, che dopo un rapido controllo dice all'arbitro Guida di continuare e nemmeno riguardarsi in proprio le immagini del contatto. Chissà mai se ci diranno perché. Juric furibondo e c'è da capirlo.
Restano negli spogliatoi l'esausto Perisic (dentro Gosens) e l'ammonito Bastoni (Dimarco), ma soprattutto torna in campo un'Inter più vivace, come scossa dalla classifica diventata all'improvviso preoccupante. Eppure il Toro non arretra di un metro, mette pressione agli avversari in mezzo al campo, grazie al lavoro doppio che fanno dall'inizio Pobega su Calhanoglu, Lukic su Vecino e Mandragora su Barella: li schermano in fase difensiva e li scavalcano in velocità appena il Toro conquista palla, tutti insieme, sistematicamente. Una bambola in campo e una lezione in panchina. La partita quasi perfetta, sporcata solo dall'esitazione all'ultimo istante.
Dimarco (parato) e soprattutto Dzeko (fuori) subito sfiorano il pareggio, ma non è nulla rispetto a ciò che
sbaglia Brekalo (2 volte, sempre egoista) e poi salva Handanovic, un volo a mano aperta per negare il gol a Izzo: è la parata, dedicata ai criticoni, che tiene vive la speranza dell'Inter fino al 90', poi ci pensa Sanchez.
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