Finisce 3-3 una sfida che sembrava non finire mai. Finiscono anche le speranze dell'Inter di inseguire la Juventus e lo scudetto. Da oggi saranno soltanto chiacchiere. Onore al Sassuolo, che gioca bene, anzi meglio, e ha il grande merito di non arrendersi mai, anche quando sembrava tutto finito. Pareggia Magnani, al 44' st. Conte paga l'azzardo della formazione iniziale, forse anche la stanchezza. Ma ci si dovrà abituare. Il Sassuolo continua a regalare dolori: delle ultime 5 partite a San Siro, ne ha vinte 3 e pareggiate 2.
Conte parte con 5 giocatori nuovi rispetto a domenica. Guarda lontano e punta evidentemente al bersaglio grosso: vuole che nessuno si logori e che in tanti ritrovino il ritmo partita. La strategia è comprensibile, ma presenta i suoi rischi. Gagliardini e Borja Valero insieme non possono non schiacciare in affanno tutta la squadra. E così per lunghi tratti il Sassuolo fa la differenza proprio in mezzo al campo: più uomini, più ritmo, più idee. Djuricic è una spina avvelenata, Magnanelli e Obiang alzano la rete attorno a Eriksen, per lunghi tratti assente dalla partita e certo meno brillante che contro la Sampdoria. Sui lati, Boga e Berardi fanno ammattire Moses e Bastoni. In un Sassuolo quasi perfetto, rischia un po' troppo Rogerio, prima ammonito (22'), poi graziato del secondo giallo dall'arbitro Massa (29') e nell'intervallo sostituito infine da De Zerbi (con Kyriakopoulos)
Il calcio è strano, spesso si dice sia bello anche per questo, di certo però non sempre è giusto. Il Sassuolo domina i primi 40 minuti, segna un gol bellissimo (4' Caputo, da Djuricic), ne sbaglia di niente almeno altri 3, tutti contropiede finalizzati male o non finalizzati affatto, ma all'intervallo l'Inter si ritrova avanti per 2-1. Prima Boga atterra Skriniar in area con un fallo da difensore brocco (lui che difensore non è) che genera il rigore-pareggio di Lukaku (41', gol nr 19), poi Biraghi firma il sorpasso (47') chiudendo con un sinistro magistrale un'azione da lui stesso cominciata e poi favorita da una flipperata Muldur-Sanchez (assist).
Fa caldo, forse non caldissimo grazie al refolo d'aria che attraversa il prato. Solita sfilata di cambi col correre dei minuti. Conte in teoria migliora la squadra, inserendo uno dopo l'altro i titolari De Vrij, Martinez, Candreva e Young, ma proprio l'inglese combina il pasticcio che genera il rigore su Mulder. Azione molto simile a quella che aveva punito Boga. Tre minuti prima, peraltro, allo stesso Young, arbitro e Var avevano inspiegabilmente concesso un malandrino tocco di braccio in piena area. È il 2-2 e sembra finita. Non è così; prima Borja Valero con 3-2 dell'illusione, infine Magnani per il patatrac alle speranze di rincorsa nerazzurra.
Per Conte, solo il rimpianto dell'incredibile traversa (18' st) colpita da Gagliardini a 3 metri dalla porta (vuota). Male Eriksen: il cambio non è un caso, a Napoli e con la Samp aveva inciso e convinto, qui è anonimo e involuto. Forse soprattutto stanco, rischio sospeso sulle gambe di tutti i calciatori.
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