L'Italia di Viviani cerca l'oro nel deserto "Speriamo che sia dura"

L'olimpionico e Nizzolo guidano gli azzurri: "Farà caldo per tutti. Il vento? Può aiutarci"

L'Italia di Viviani cerca l'oro nel deserto "Speriamo che sia dura"

Predica nel deserto, Davide Cassani. Ma lo ascoltano, eccome lo ascoltano. «Ragazzi, va bene che fa caldo ed è quindi fondamentale idratarsi a dovere, ma è altrettanto importante non perdere le posizioni. Se poi ci sarà vento e squadre come il Belgio cercheranno di fare corsa dura e spezzare il gruppo in più tronconi con i ventagli, è chiaro che bisogna essere nelle posizioni di avanguardia».

Giacomo Nizzolo ed Elia Viviani, le nostre punte, ma anche Daniele Bennati, Oss, Quinziato, Trentin e tutti gli altri azzurri ascoltano in religioso silenzio le parole del ct romagnolo. Cassani sa perfettamente di avere una buonissima squadra, forse a livello di organico la più attrezzata di tutte, ma sa anche che per sperare in un buon risultato ci vuole un miracolo. «Dobbiamo correre da squadra ci spiega il ct azzurro -. Dobbiamo essere attenti, coesi e disposti ad aiutarsi quando se ne presenti la necessità. Per quanto mi riguarda questo di Doha è un tracciato complicato e insidioso: una vera incognita. Cosa dirò ai ragazzi? Di stare sempre nelle prime posizioni, chi sta indietro prende grandi frustate e fa solo fatica. Se negli ultimi due giri del circuito finale - dopo aver affrontato i primi 150 km nel deserto - sei oltre la 30ª posizione, non risali più. Ma sono fiducioso, ho una squadra di grandi professionisti. I Bennati, gli Oss, così come i Trentin, i Quinziato, i Sabatini o Guarnieri, corrono durante l'anno per team stranieri. Ognuno di loro costituisce l'ossatura di treni di big come Gaviria e Boonen, Kristoff o Sagan, insomma, se potessero ce li poterebbero via volentieri anche oggi. Invece li abbiamo noi».

«È chiaro che Peter ha tutto per potersi riconfermare campione del mondo ci spiega Davide Cassani, commissario tecnico azzurro -, ma sono in molti che possono ambire alla maglia iridata: dai tedeschi Greipel, Kittel e Degenkolb, ai vari Gaviria, Kristoff, Caleb Ewan, Demare, Bouhanni, Cavendish e Tom Boonen che su queste strade ha vinto tantissimo. Ma occhio anche a gente come Groenewegen, Michael Matthews o il campione olimpico Van Avermaet».

Tutto bene, ma i nostri? «Ci danno poche speranze, starà a noi provare a fare qualcosa di buono. Quello che io chiedo ai ragazzi è una sola: muoversi da squadra. Essere coesi, pronti, reattivi, scaltri e se è possibile anche letali».

Ma a detta di Cipollini, ci manca l'uomo in grado di fare la differenza, il bomber, l'uomo Jet che possa risolvere tutto con una volata. «Abbiamo Viviani e Nizzolo: è vero, la loro cilindrata è sicuramente più limitata rispetto a quella di gente come Kittel o Greipel, ma io sono certo che qualcosa possiamo tentare di fare. Cosa? È bene che lo dica solo ai ragazzi».

E i ragazzi cosa dicono? Elia Viviani, oro dell'Omnium ai Giochi di Rio, è sereno. «Forse mi manca qualcosina e dopo una stagione lunga e logorante come la mia ci può anche stare, ma siamo un grande gruppo e le gare vanno sempre corse: non c'è mai nulla di scontato».

Gli fa eco il campione d'Italia Giacomo Nizzolo: «Sto bene e la squadra è pronta per correre un mondiale tutt'altro che scontato. Il caldo? C'è per tutti.

Il vento? Spero ci sia, perché è una variabile che mi piace parecchio. Dicono che siamo la squadra più forte ma ci manca l'uomo super? Forse hanno ragione, ma questo è uno stimolo in più per provare a fare a tutti un bel tié nel deserto».

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