
Il calcio è passione e fratellanza, lo ripeteva spesso papa Francesco. Il calcio italiano, per decisione di Coni, Federazione e Lega, ha sospeso i giochi ieri, nessun riguardo per i tifosi in trasferta, viaggiatori a pagamento, fonte di vera fede calcistica e di introiti per i club, tutto rimandato a domani, nel cordoglio per il capo della Chiesa. Strano, perché ventiquattro ore prima non si era registrata nessuna sensibilità per il rito pasquale, squadre in campo come non accadeva dal 1978, la resurrezione del business, lo spot meglio dello sport, il trionfo del Dio denaro sull'altro essere supremo. Un giorno di silenzio apparente ma non di chiacchiere su quello che era accaduto nel week end e che potrà accadere nei prossimi giorni, radio e tivvù nazionali e locali hanno continuato a discutere di calci di rigore e falli laterali, del resto il calcio è pane quotidiano, anche Bergoglio si sfamava con le memorie bairensi, il gol di René Pontoli, San Lorenzo, diacono di Roma e nome del club di cui era tifoso, la maglia omaggio di Diego Armando Maradona, il derby Italia-Argentina, insomma il pallone, polvere, sudore e lacrime. Ieri il calcio italiano avrebbe potuto onorare e commemorare un grande tifoso, con il minuto di silenzio stavolta più vero e caldo, non più interrotto dal latrare del solito idiota, poi con un messaggio letto dagli otto capitani e dagli arbitri per ribadire il senso di rispetto e di dolore, la fascia nera al braccio, simbolo in ogni parte del mondo sportivo, infine le partite, dovunque, comunque, come da calendario, non punendo i tifosi. Si è scelto il pallone in calcio d'angolo, per pulire l'area di rigore e la coscienza, tanto si va in campo domani pomeriggio ma attenzione, alle 18.
30 per evitare la concomitanza con la semifinale della coppa Italia, come se i tifosi di Torino, Udinese, Parma, Juventus, Cagliari, Fiorentina, Lazio e Genoa, siano tutti attratti e coinvolti dal derby di Milano. La tivvù ha le sue regole, il cordoglio è già memoria antica.
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