Torino. Cambia. Eccome se cambia. Averli o non averli a disposizione. Perché poi, comunque la si pensi sulla bontà del mercato che ogni squadra porta a termine, un grande giocatore è tale per la storia che lo caratterizza. E non è vero che uno vale l'altro: i campioni sono campioni e, se in condizione, fanno la differenza. Per informazioni, citofonare alla Juventus e all'Inter: i bianconeri stanno infatti scoprendo in queste settimane quanto Di Maria possa spostare gli equilibri, mentre i nerazzurri hanno riaccolto il miglior Lukaku venendone ricambiati con il preziosissimo gol di pochi giorni fa contro il Porto.
Due stelle che sono tornate a brillare a dispetto dell'età (l'argentino) e di guai fisici che parevano averne compromesso la stagione (il belga). Due esempi, per certi versi, anche per le nuove generazioni che a volte faticano a rimanere ai massimi livelli: Leao, tanto per citarne uno, è stato trascinatore lo scorso anno ma quasi impalpabile in questa al punto da essere stato ultimamente anche confinato in panchina. Un destino che certo non attende Osimhen, fino adesso devastante e atteso alle migliori conferme nella fase più calda della stagione: se arriveranno, il Napoli potrà davvero dire la sua anche fuori dai confini del campionato.
Di Maria, si diceva. Che di reti ne ha segnate addirittura tre sul campo del Nantes: mai ne aveva realizzati due vestendo il bianconero, lui che comunque è stato preso per illuminare la scena più che per buttarla dentro. «Vede cose che gli altri non vedono», ha sintetizzato Allegri a fine gara. Che è poi il tratto caratteristico dei fuoriclasse, capaci di dare del tu al pallone a occhi chiusi immaginando traiettorie sconosciute ai più. Il primo gol segnato giovedì è stato una perla assoluta, una parabola disegnata di prima intenzione quando il 90% dei suoi colleghi avrebbe stoppato il pallone per poi magari cercare la stessa giocata. Lui no: istinto, classe, talento e precisione.
Tutto in un colpo solo, meravigliosamente azzeccato e tale da fare (quasi) dimenticare una prima parte di stagione in cui il Fideo si era visto poco. Adesso invece c'è, si sente e lo si vorrebbe confermare anche l'anno prossimo a dispetto dei 35 anni compiuti il giorno di San Valentino. «A Torino sto bene, ma non ne stiamo parlando», ha spiegato lui. Intanto c'è da provare a vincere l'Europa League, prossimo avversario il Friburgo (dove c'è Grifo, azzurro a intermittenza per il ct Mancini) attualmente quarto in Bundesliga.
Chi invece ha già detto che da Milano non si sposterebbe più è Lukaku, in prestito dal Chelsea ma la cui permanenza sotto il Duomo non è per nulla scontata, visto che gli inglesi avevano sborsato 115 milioni per acquistarne il cartellino.
E se oggi è difficile immaginare che l'attaccante possa rimanere nerazzurro, la speranza è che di qui a giugno il suo rendimento possa essere quello dei bei tempi: vero che Dzeko finora ha fatto miracoli, vero anche che il belga ha un'altra fisicità che potrebbe risultare decisiva nello sprint Champions e nella lunga volata tricolore. Napoli permettendo.
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