L'uragano Mark prima del monte ventoso

Al Tour de France Pogacar si difende dai veleni: "Tre controlli antidoping in un giorno..."

L'uragano Mark prima del monte ventoso

Dopo l'uragano il monte ventoso. Dopo la velocità di Mark Cavendish, il baronetto della Regina, tornato re del velocismo mondiale, ecco il gigante della Provenza, la montagna di Petrarca: il Mont Ventoux. Ieri il baronetto si è fatto in tre, raccogliendo a 36 anni la terza gemma in questo Tour da incorniciare. Da ciclista pensionabile a dominatore delle volate il passaggio è stato breve quanto veloce: con uno sprint perfetto, comandato da una squadra semplicemente spaziale, il britannico ha ottenuto ieri il 33° successo sulle strade del Tour, arrivando ad una vittoria dal recordman Eddy Merckx che lo aspetta sornione. «Se mi vuole eguagliare per davvero, Mark a questo punto è costretto a vincere anche cinque Tour », ha detto il Cannibale nei giorni scorsi. Il baronetto raccoglie la battuta da par suo, sorride e conferma: «Non nominate neanche per scherzo il nome di Merckx: io sono solo un buon velocista, lui è di un'altra costellazione». Poi aggiunge: «Questa è una squadra dove vince l'umiltà, averli tutti a disposizione è incredibile», aggiunge Cannonball, che per molti era davvero ormai da rottamare e ha dovuto penare non poco per trovare uno straccio di contratto per continuare a correre.

Ieri il baronetto si è fatto in tre, oggi il Tour è chiamato alla doppia scalata del Mont Ventoux. Occasione per il nostro Nibali per fare un test olimpico, e per Carapaz e compagnia pedalante per provare a mettere in crisi la maglia gialla, che continua ineffabile, con quel suo faccino sognante, senza esitazione e paura. Pogacar viaggia con il sogno di scalare una delle montagne più iconiche del ciclismo con il vento in faccia: all'attacco. «Mi piacerebbe poter dimostrare a tutti che sono bravo sempre», dice con tono pacato ma deciso. Corre il ragazzo, con le gambe e con la mente ma, come spesso accade ai campioni ingombranti, è inseguito da inevitabili dubbi su come possa essere così forte a soli 22 anni. In Francia si interrogano da giorni: è troppo superiore a tutti. Lui non si scompone e risponde colpo su colpo. «Facciamo molti controlli antidoping: domenica ne ho fatti tre, due prima della tappa e uno dopo: dovrebbe bastare per far sparire ogni sospetto».

Dovrebbe bastare eccome, ma si sa, in Francia il dubbio è l'unica certezza che accompagna ogni grande impresa. Non risparmierà neanche Cavendish, che a 36 anni suonati - l'età di CR7 - è tornato a segnare a ripetizione su ogni traguardo, come ai bei tempi.

Oggi c'è il Monte Ventoso da scalare due volte, da entrambi i versanti. Lassù dove il Petrarca camminò tra le pietre lunari del Gigante della Provenza, dove oggi c'è un osservatorio, i dubbi lasceranno spazio alla storia e alle stelle.

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