L'urlo di super Berrettini un orgoglio per l'Italia. E avvisa anche re Nadal

Primo azzurro in semifinale a Melbourne. Monfils ko e fischi zittiti: "Non vi sento..."

L'urlo di super Berrettini un orgoglio per l'Italia. E avvisa anche re Nadal

L'urlo del campione a Melbourne. «Non vi sento, non vi sento!», così si è sfogato Matteo Berrettini al termine del suo quarto di finale degli Australian Open. Il giocatore romano si è imposto in cinque set (6-4, 6-4, 3-6, 3-6, 6-2) in 3 ore e 49 minuti di gioco contro il francese Gael Monfils. Un match che Matteo sembrava aver vinto dopo due set e perso dopo quattro. E così, l'evoluzione del confronto è stata alla stessa stregua di quell'altro quarto di finale del 2019 a New York, dove i due si incrociarono per giocarsi il pass per il penultimo atto degli US Open. Come nella Grande Mela, anche in terra d'Australia ha prevalso Berrettini in cinque frazioni, con un urlo rivolto a un pubblico caldo, maleducato e ostile che voleva lo show e scelto di sostenere Monfils.

«Qui fra voi ci sono persone che evidentemente non amano il tennis», la sottolineatura del tennista del Bel Paese al termine del match nell'intervista a caldo di Sam Groth. Più forte dell'astio di alcuni e del transalpino. La partenza dell'azzurro è stata convincente: 15 colpi vincenti e 5 errori non forzati hanno condito il primo parziale e nel secondo l'82% di punti vinti con la prima di servizio si è rivelato determinante. Le gambe però hanno iniziato a cedere e il francese, vedendo più lontano il traguardo, si è messo in modalità all-in. Matteo ha saputo soffrire, resistere alla tempesta e colpire con la classe dei grandi. «Quando mi sono trovato due set pari, pensavo che in fondo ero stato avanti di due set e ciò significava che avevo giocato meglio di lui. Inoltre so che giocare da 0-2 sotto in fondo è più semplice, senti meno pressione perché ormai sei vicino alla sconfitta. Per me l'importante era rimanere concentrato».

Giocare bene nei momenti che contano non è per tutti e Berrettini appartiene a quella rara stirpe che differenzia gli ottimi giocatori dai campioni. Un campione che sta facendo la storia: 117 anni si è dovuto attendere per festeggiare l'accesso in semifinale di un italiano in questo torneo. Per Matteo è il terzo penultimo atto in uno Slam e cosa più importante è l'unico nel Bel Paese ad aver raggiunto le semifinali in 3 Slam su 4 (semifinali US Open 2019, Finale Wimbledon 2021 e almeno la semifinale agli Australian Open). «Mi piace pensare che sto scrivendo un po' di storia del tennis italiano. Sento l'amore che arriva dall'Italia, dai miei fan, dalla mia famiglia, da tutti quelli che mi hanno visto crescere».

E dunque, seguendo in linea di continuità quanto accaduto a New York due anni e mezzo fa, ci sarà Rafa Nadal sul cammino dell'azzurro, reduce anch'egli da un match duro contro il canadese Denis Shapovalov (6-3 6-4 4-6 3-6 6-3). «Sarà una grande opportunità per me riaffrontarlo dopo due anni e mezzo. Sarà dura, ma so di poterlo battere. Giocherò la mia terza semifinale Slam, consapevole che questo è il mio livello».

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