Chi l'avrebbe mai detto? Undici mesi fa l'Inter stava preparando una clamorosa finale di Champions e l'imbarazzo della scelta, per Simone Inzaghi, era soprattutto tra Edin Dzeko e Romelu Lukaku, due monumenti, due delle punte più dirompenti e celebrate degli ultimi dieci campionati. Alla fine la spuntò il bosniaco, ma il belga entrò comunque contro il Manchester City. Certo, la forza di quella squadra che arrivò a sfiorare il tetto d'Europa era data da tante combinazioni, ma i gol dei due bomber pesarono, eccome.
Quando, pochi giorni dopo, l'Inter e Inzaghi scoprirono che entrambi avrebbero lasciato la compagnia, ben pochi avrebbero immaginato che della loro partenza quasi non ce ne saremmo accorti. Merito di un tecnico che non ne ha fatto un dramma, merito soprattutto di che ha saputo prendere in mano questa Inter che, se non ha ripetuto lo stesso cammino in Europa, è arrivata però in fondo al campionato alla grandissima, andandosi a cucire sul petto la seconda stella. Già, due stelle, proprio come Marcus Thuram e Lautaro Martinez, le due comete dietro le quali tutta l'Inter si è messa in cammino per arrivare al 20° scudetto. Una coppia che si è completata in modo straordinario. Un francese e un argentino. Ovvero il meglio del calcio mondiale di questi tempi, un campione del mondo e un vicecampione, due gemelli in tutti i sensi, non solo del gol: il francese nato il 6 agosto del '97, l'argentino 16 giorni più tardi. Una incredibile coincidenza per due punte che sanno essere complementari, forse merito anche di queste combinazioni astrali. Non bisogna interrogare gli astrologi, però, per fare la somma dei loro gol (35) che hanno pesato moltissimo sullo scudetto nerazzurro. Il francese è arrivato accompagnato da qualche perplessità, non tanto sulle sue qualità tecniche, quanto sulle sue potenzialità di bomber. In fondo dover sostituire quei due là, Dzeko e Lukaku, non era proprio una missione leggera. Arrivava da quattro campionati a Moenchengladbach in cui aveva alternato buone medie-gol a stagioni in cui era rimasto un po' a secco. Ma a Milano il figlio d'arte ci ha messo poco a cancellare tutti i dubbi, mettendosi subito in luce per la sua duttilità tattica, per il fatto di potersi alternare al centro dell'attacco o sulle fasce.
Il fantastico gol nel derby d'andata servì a consacrarlo già come nuovo idolo nerazzurro dopo appena un mese di campionato, quello del ritorno lo fa diventare l'uomo-scudetto di questa Inter a due stelle. Una coppia fantastica, anche perché ognuno lavora per l'altro, ognuno attira su di sé gli avversari aprendo spazi per il compagno.
Il fantastico campionato di Martinez, poi, è il suggello di una stagione nerazzurra dell'argentino cominciata sei anni fa e consacrata già da due scudetti e 102 gol in serie A. Gli altri bomber passano, lui resta insostituibile.
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