Mai così forti in discesa, sembriamo l'Austria il commento 2

Imbattibile. Questo è stato ieri Christof Innerhofer. Lo ha capito subito lui, lo hanno capito subito tutti quelli che avevano avuto la fortuna di assistere al suo capolavoro lungo la discesa di coppa del mondo più lunga e più completa del circuito, la classicissima del Lauberhorn. Una pista di quasi 4 km e mezzo su cui si raggiungono punte di velocità di quasi 160 km/h, una pista che è l'esaltazione del coraggio, della tecnica, della sensibilità: quella di Wengen è una gara che non si vince mai per caso. Innerhofer ieri non ha solo vinto, ha stravinto. Anche più di quanto dica il distacco di 30/100 inflitto a Klaus Kroell. Non per niente l'austriaco, detentore della coppa del mondo di specialità, ha esultato come un pazzo all'arrivo, pur se battuto. E idem ha fatto Hannes Reichelt, terzo a ben 70/100. Entrambi erano consapevoli del fatto che più veloci di così non avrebbero potuto andare. Con la quarta vittoria stagionale dei nostri velocisti, la seconda personale per "Winnerhofer", i numeri crescono, le statistiche si arricchiscono. Era dalla stagione 1996/97 che l'Italia non vinceva tre gare di discesa nello stesso inverno e allora la firma sul successo era sempre stata quella di Kristian Ghedina. Ora oltre a Inner hanno vinto Paris (sempre in discesa) e Marsaglia (in superG), con Heel molto vicino al successo e Fill sempre frenato da errori di troppo, ma in grado di piazzare il colpaccio in ogni gara.
È sempre difficile fare paragoni con il passato e confrontare epoche diverse con avversari diversi, se a parlare sono i numeri però ecco che quella di Innerhofer e compagni è la squadra più forte che abbiamo mai avuto, una squadra che oltre agli atleti piazzati ha anche i vincenti, ciò che in fin dei conti fa la differenza nello sport, alla faccia del motto, sempre buono quando si perde, che l'importante è partecipare. No, i velocisti azzurri quest'anno partono per vincere e proprio qui sta il loro segreto. Regna infatti uno spirito tutto nuovo nell'ambiente, un ottimismo contagioso che parte dal direttore agonistico Claudio Ravetto, si diffonde nello staff tecnico guidato da Gianluca Rulfi e poi investe come un'onda benefica gli atleti, che possono lavorare senza ansie o tensioni, che vanno in partenza carichi e sicuri.


Abbiamo sempre invidiato lo strapotere dello squadrone austriaco della velocità, ricco di super campioni in grado di motivare anche i meno forti e i più giovani, perché quando il cronometro dà coraggio in allenamento, la gara si affronta con tutt'altro spirito. Ora anche quello azzurro è uno squadrone, i numeri della base non sono quelli dell'Austria, certo, ma avere cinque atleti da podio è una garanzia di successo.

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